Ci sono 8 italiani tra le 157 vittime dell’incidente aereo avvenuto nel mattino di domenica 10 marzo 2019 in Etiopia [cosa è successo].
L’11 marzo la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta al momento senza indagati e senza ipotesi di reato.
Poche ore dopo l’incidente, la Farnesina ha confermato a TPI la presenza di 8 cittadini italiani a bordo del volo: “L’Unità di Crisi, attivata fin dai primi momenti, rimane in stretto contatto con le famiglie per continuare a prestare loro ogni possibile assistenza”, si legge in una nota del Ministero degli Esteri.
Anche il ministro dei Trasporti del Kenya, James Macharia, ha detto che a bordo del volo Addis Abeba-Nairobi della Ethiopian Airlines c’erano anche otto italiani.
Gli italiani figurano nella lista dei passeggeri fornita dalla compagnia aerea: alcuni di loro sarebbero legati a Ong ed erano diretti a Nairobi per la quarta sessione dell’assemblea dell’Onu sull’ambiente (Unea-4) che è aperta lunedì 11 marzo.
Tra gli italiani a bordo del volo c’era Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore ai beni culturali della Regione Sicilia. “Tusa era diretto in Kenya per un progetto dell’Unesco”, scrive Il Fatto [chi è Sebastiano Tusa].
A bordo anche un gruppo legato alla Onlus Africa Tremila: si tratta del presidente Carlo Spini e della moglie Gabriella Vigiani, entrambi residenti ad Arezzo, e di Matteo Ravasio, commercialista e tesoriere dell’associazione, residente a Bergamo [chi sono].
Un altro nome emerso è quello di Paolo Dieci, romano, presidente del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp) e di Rete LinK 2007, un’associazione che riunisce alcune ong italiane. [chi è Paolo Dieci].
Fra le vittime ci sono anche due giovani donne romane: Virginia Chimenti, 30 anni, e Maria Pilar Buzzetti, 31. [chi sono]. Entrambe lavoravano per il World Food Programme dell’Onu: si trovavano sull’aereo della Ethiopian Arlines per recarsi a Nairobi dove avrebbe partecipato alla conferenza sul clima organizzato dalle Nazioni Unite.
L’ultimo nome reso noto dalle autorità è quello di Rosemary Mumbi, che lavorava alla Fao.
>>>>Le prime immagini dal luogo del disastro
Nella lista dei passeggeri della Ethiopian Airlines ci sono 32 kenyani, 18 canadesi, 9 etiopi, 8 cinesi, 8 italiani, 8 statunitensi, 7 britannici, 7 francesi, 6 egiziani, 5 olandesi, 4 di passaporto Onu, 4 indiani, 3 russi, 2 marocchini, 2 israeliani, un belga, un ugandese, uno yemenita, un sudanese, un togolese, un mozambicano e un norvegese.
Un portavoce della Ethiopian Airlines ha riferito ai media locali etiopi che nessuna delle persone a bordo è sopravvissuta allo schianto. Le vittime sono in tutto 157, di cui 149 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.
L’aereo è precipitato interno alle alle 8.45 del mattino (le 6.45 italiane), circa 6 minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Addis Abeba.
“Oggi è un giorno di dolore. Nell’aereo della Ethiopian Airlines precipitato dopo il decollo da Addis Abeba vi erano anche nostri connazionali. Ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri”, scrive il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, su Twitter.
Secondo il sito specializzato Flightradar24, dopo il decollo il volo aveva “una velocità verticale instabile”: in attesa di conoscere le cause dello schianto, questa informazione sembra indicare che l’aereo avesse dei problemi.
L’aereo è dello stesso modello di quello della Lion Air precipitato il 29 ottobre 2018 in Indonesia: in quel caso i morti furono 189, tra cui l’italiano Andrea Manfredi.
Tewolde Gebremariam, amministratore delegato della Ethiopian Airlines, ha spiegato che il volo era arrivato domenica mattina ad Addis Abeba dal Sudafrica e che nessun problema era stato riscontrato.
La Ethiopian Airlines, che si definisce la più grande compagnia aerea dell’Africa, ha rilasciato una dichiarazione in cui spiega che sono in corso le operazioni soccorso.
L’ufficio del primo ministro etiope, Abiy Ahmed Ali, su Twitter ha rivolto le proprie condoglianze ai famigliari delle vittime.