Il 27 ottobre del 1962 moriva in un incidente aereo sui cieli della provincia di Pavia il presidente dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni), Enrico Mattei.
Nato nel 1906 ad Acqualagna, in provincia di Pesaro e Urbino, a 20 anni si trasferì a Milano dove divenne dirigente di una ditta di vernici. Sempre nel capoluogo lombardo, Mattei si avvicinò gradualmente agli ambienti della sinistra cattolica.
Proprio per questa ragione, quando in seguito all’8 settembre del 1943, data in cui fu reso noto l’armistizio tra l’Italia e gli alleati e il nord della penisola venne occupato militarmente dalla Germania nazista, Enrico Mattei guidò alcune formazioni partigiane che facevano capo alla Democrazia Cristiana e divenne uno dei membri del comando militare del Comitato di Liberazione Nazionale – Alta Italia (Clnai), il gruppo di coordinamento delle forze partigiane nell’Italia occupata dai tedeschi.
Dopo la liberazione, nel 1945, Mattei fu posto a capo dell’Azienda generale italiana petroli (Agip), la compagnia petrolifera nazionale italiana che era stata fondata nel 1926.
Attraverso il nuovo incarico, Mattei dette un forte impulso alla ricerca del petrolio e del metano nel suolo italiano, lanciando una politica di aperta competizione con le cosiddette “sette sorelle”, nome con cui erano note le principali multinazionali petrolifere al mondo.
Una scena de Il caso Mattei, un film del regista italiano Francesco Rosi del 1972
Nel 1946, grazie a questo impulso, venne scoperto presso Cortemaggiore il più grande giacimento petrolifero italiano, nei dintorni di Piacenza. Da questa località fu dato il nome di SuperCortemaggiore alla nuova benzina italiana.
Nel 1948, mentre continuava a guidare l’Agip, Mattei fu eletto deputato con la Democrazia Cristiana, carica che mantenne fino al 1953.
Nel 1952 nacque l’Eni, un unico ente nazionale con il monopolio per la ricerca degli idrocarburi nel suolo italiano, che inglobò anche l’Agip e cui venne messo a capo lo stesso Enrico Mattei.
Attraverso l’Eni, Mattei portò avanti la sua politica di competizione con le sette sorelle, ma non solo. Negli anni Cinquanta, infatti, l’Eni stilò accordi con diversi Paesi produttori di petrolio, tra cui l’Unione Sovietica e l’Iran, in modo da cercare di rompere l’oligopolio delle principali multinazionali petrolifere per lo sfruttamento delle fonti energetiche.
Oltre a questo, l’Eni diede un impulso allo sviluppo della rete di gasdotti in Italia e aumentò il numero di stazioni di rifornimento di carburante nel Paese, soprattutto lungo le autostrade. Contemporaneamente allo sviluppo di quest’ultime, l’Eni, attraverso l’Agip, si fece promotore della nascita di stazioni di servizio e motel lungo le nuove strade.
Inoltre, l’Eni costruì un nuovo stabilimento petrolchimico a Ravenna, entrando in competizione sul settore dei fertilizzanti con la Montecatini, azienda privata anch’essa italiana.
La nascita dell’Eni, infatti, è considerata un intervento statale diverso da molti altri: se in molti casi questo tipo di intervento si limita a salvare un’azienda, nel caso di Eni le permette di svilupparsi a tal punto da metterla in competizione con i privati.
(Qui sotto: Enrico Mattei nel 1950 al campo di Caviaga)
Mattei si fece inoltre promotore di diverse iniziative volte a saldare il rapporto dell’Eni con diversi settori della società, dal mondo politico alla cittadinanza. In questo senso è emblematica la fondazione del quotidiano dell’azienda Il Giorno, con sede a Milano.
Nel 1962, mentre si recava a Milano partendo da Catania, l’aereo su cui Mattei era a bordo precipitò nella campagna vicino Bascapè, in provincia di Pavia. Mattei morì, e insieme a lui anche il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense Willian McHale, che erano sull’aereo, persero la vita.
Secondo alcuni testimoni, l’aereo esplose in volo. Anche per questo iniziarono una serie di indagini sulla morte di Mattei, episodio avvolto ancora in gran parte dal mistero. Dopo che nel 1997 l’ipotesi di un attentato venne archiviata dalla procura di Pavia, una nuova indagine eseguita sfruttando nuove tecnologie mostrò che le vittime dell’incidente erano morte per deflagrazione e che dunque l’aereo era esploso in volo.
Secondo quanto stabilito nel 2005 dalla procura di Pavia, l’aereo di Mattei precipitò perché soggetto a un sabotaggio che vide la complicità di persone interne all’Eni, senza tuttavia chiarire chi fossero i mandanti e quale fosse il movente.
Su questo fatto, dunque, si svilupparono numerose ipotesi. Una di queste è legata al fatto che la morte di Mattei abbia impedito un accordo tra l’Eni e l’Algeria, Paese ricco di petrolio che all’epoca era indipendente da pochi mesi.
Leggi l'articolo originale su TPI.it