Il vicepremier Luigi Di Maio non si presenta al comizio in programma a Corleone, in provincia di Palermo previsto per venerdì 23 novembre in vista delle elezioni. La decisione arriva dopo la pubblicazione di una foto del candidato del Movimento Cinque Stelle, Maurizio Pascucci, con un nipote di Bernardo Provenzano, incensurato, che gestisce un bar.
La crisi con il leader pentastellato si è acuita quando il candidato grillino ha precisato di voler aprire al dialogo con i parenti dei mafiosi. “Le sue frasi sono gravi”, ha commentato il leader M5s. “Lo Stato deve stare attento a non avvicinarsi mai, neppure con la propria immagine, a quella gente”.
“L’ho appreso dalle news”
“Ho aperto il cellulare e tra le news c’era la notizia del nostro candidato sindaco M5S che voleva aprire al dialogo con i parenti dei mafiosi. E questa dichiarazione fa il paio con la foto sua con il nipote del boss Provenzano, uno dei capi della mafia stragista degli anni 80-90. Sono sicuro che la foto e la dichiarazione sono state fatte in buona fede ma il concetto è pericolosissimo. I voti di quelli non li vogliamo e ci fanno schifo”, ha detto in un video su Facebook.
Questa la foto “incriminata”:
Per Di Maio “le famiglie che meritano attenzione, dialogo e vicinanza sono quelle vittime di mafia, a cui i mafiosi hanno ammazzato i parenti, il padre, il figlio, il nipote. A quelle vogliamo bene e vogliamo dareo una grande mano”.
Il deputato Chiazzese: “Non salire sul palco sarebbe stato da codardi”
Dopo la decisione di Di Maio di non andare a Corleone, Pascucci ha deciso di andare avanti e salire sul palco. Insieme a lui il deputato 5 stelle Chiazzese: “Avevamo preparato un altro comizio, ma le cose sono andate diversamente. Siamo qui perché non salire su questo palco, non fare questo comizio, sarebbe stato un atto di codardia”.
“Siamo andati, io e Pascucci, a prenderci un caffè nel bar del nipote di Provenzano, perché – ha spiegato – è una persona onesta, che si è dissociata dalla sua storia familiare, si alza ogni mattina per lavorare. Noi dobbiamo mettere insieme la parte sana di questo paese che è fatta anche dei parenti dei mafiosi che rinnegano la mafia. Abbiamo deciso di fare questo passo con Pascucci perché dobbiamo essere inclusivi. Noi vogliamo andare avanti e liberarci da questa merda che e’ la mafia”.
Pascucci: “Non vogliamo voti della mafia, ma includere chi la rinnega”
“Noi non vogliamo i voti dei mafiosi. ‘Non votateci’, se ce ne sono qui in questa piazza, e non vogliamo neppure i voti di coloro che tifano per la mafia. Siamo però convinti che i parenti dei mafiosi non hanno una responsabilità: naturalmente devono fare una scelta radicale e, se la fanno, hanno il diritto di avere l’opportunità di liberarsi da un marchio infamante”, ha detto Pascucci sul palco.
“Non tutti hanno il coraggio di fare questa scelta radicale, ma noi vogliamo dare una opportunità: gli diciamo ‘se tu rinneghi il male che hanno fatto i tuoi, ti diamo una via d’uscita. Dobbiamo consentirgli di venire fuori da quella morsa. Siamo andati nel bar del nipote di Provenzano, che è aperto, non è sequestrato, quindi è in regola”, continua Pascucci. “Resto dell’idea di includere coloro che, pur essendo parenti di mafiosi, ripudiano Cosa nostra”, ha concluso.
Di Maio: “Lo Stato non tratta con la mafia. Foro Pascucci pericolosa”
Dura la reazione di Di Maio, che ribadisce la sua posizione: “Non ho sentito Pascucci. Sono un ministro della Repubblica, primo ancora che capo politico del M5s. Lo Stato non tratta con la mafia, non parla con la mafia e neanche deve dare minimamente segnali di vicinanza a quel mondo”.
Nella serata di venerdì 23 novembre, il vicepremier ha chiesto ai probiviri l’espulsione per il candidato grillino dal Movimento.
“Quella foto, che con me non è mai stata concordata, anche se fatta in buona fede comunica a quel mondo lì qualcosa di malsano, che qui il Movimento è vicino ai parenti di Provenzano, poi stasera viene Di Maio sul palco quindi anche lui è vicino. Non è che poi quel mondo si mette in testa di votare il Movimento perché si aspetta qualcosa da noi? Io ho dovuto subito tagliare il cordone ombelicale che si stava creando: deve esser chiaro che non metterò mai minimamente in dubbio il fatto che lo Stato italiano e questo Governo sono contro la mafia e che un ministro della Repubblica neanche si assocerà minimamente a quell’atteggiamento”.
Di Maio: “Se eletti in consiglio comunale, chiederò che tolgano il simbolo”
“Tornerò presto a Corleone e andrò a incontrare la stragrande maggioranza dei cittadini onesti. Ma ieri andare lì era un segnale deflagrante per tutto il Paese. Se lunedì dovesse esserci un solo eletto del Movimento nel Consiglio comunale di Corleone, ritirerò subito il simbolo perché non posso rischiare che anche un solo candidato abbia avuto un solo voto dalle organizzazioni criminali: nel dubbio non daremo il simbolo”, afferma ancora il vicepremir.
Leggi l'articolo originale su TPI.it