Russia, uccisa: l’attivista Lgbt Elena Grigoryeva
Elena Grigoryeva, nota attivista russa LGBT, è stata uccisa dopo essere stata accoltellata otto volte e infine strangolata. Il corpo della 41enne è stato ritrovato da un passante domenica 21 luglio a San Pietroburgo, a un centinaio di metri di distanza dalla sua casa. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti la donna quando è stata trovata era già morta da 12 ore e gli assassini sarebbero più di uno.
In passato Elena aveva denunciato più volte di aver ricevuto attacchi omofobi e minacce ma non le era stata data alcuna protezione. A denunciarlo è Dinar Idrisov, attivista Lgbt: “Lena e il suo avvocato si sono rivolti alle forze dell’ordine sia per il fatto di violenza che per il fatto di minacce, ma non c’è stata alcuna reazione evidente da parte della polizia”, ha dichiarato.
L’attivista russa si batteva da anni per i diritti della comunità LGBT e per questa ragione era stata anche arrestata nel 2019. Per il momento non si conoscono le cause dell’aggressione e gli assassini non sono stati identificati.
Alcuni conoscenti hanno affermato che il nome di Elena Grigoryeva era stato inserito nella lista nera di un sito russo che invitava a “vigilare” sull’attività di alcuni attivisti Lgbt. La polizia russa ha bannato il sito la scorsa settimana.
In Russia le persone LGBT sono fortemente discriminate ed esistono leggi precise che regolamentano il comportamento che devono mantenere in pubblico. Nel 2018 Amnesty International ha lanciato un appello per l’abolizione di queste norme raccogliendo 16mila firme.