Elena Fattori M5S | “Prima dicevamo di non essere né di destra né di sinistra, ma ora si attacca solo la sinistra. C’è stato un deciso spostamento verso destra”.
Elena Fattori, senatrice M5S, commenta al telefono con TPI.it le espulsioni, decretate dal collegio dei probiviri, di alcuni parlamentari accusati di aver violato lo statuto del Movimento.
Nei confronti della senatrice Fattori, come per Paola Nugnes, “i procedimenti disciplinari sono ancora pendenti”, come si legge in una nota del collegio dei probiviri del Movimento 5 stelle pubblicata sul blog delle Stelle.
A essere espulsi a Capodanno sono stati i due senatori Gregorio De Falco (qui il suo profilo) e Saverio De Bonis (qui il suo profilo) e due eurodeputati, Giulia Moi (qui il suo profilo) e Marco Valli (qui il suo profilo).
Contro il senatore Lello Ciampolillo è stato espresso solo un richiamo. Più fortunati Matteo Mantero e Virginia La Mura, i cui casi sono stati archiviati.
Non conosco il motivo della pendenza, anzi mi aspettavo che le decisioni venissero rese pubbliche solo una volta che fossero state tutte definite.
Mi ha lasciato molto perplessa il comunicato, dove era scritta una cosa ovvia, cioè che il procedimento nei miei confronti è ancora aperto: se non c’è niente da aggiungere perché dare questa comunicazione pubblica? La notizia del procedimento era già stata annunciata, non ho capito il motivo di questa ulteriore comunicazione.
Non ho la minima idea di cosa aspettarmi. Non conosco le accuse, le motivazioni delle altre espulsioni non sono state rese pubbliche, quindi non ho ben chiare neanche le differenze tra i vari casi.
Nel nostro statuto abbiamo l’obbligo di votare la fiducia, ma molti non l’hanno votata in varie occasioni, quindi non ho capito la differenza tra le assoluzioni, i richiami, le pendenze. Noto una differenza di trattamento per lo stesso “reato”.
Non so. Non faccio parte di una fronda, sono una persona indipendente.
Riguardo ai numeri, voglio sperare che non si peschi da altri gruppi politici per raggiungere le maggioranze. Se il governo è giallo-verde deve rimanere giallo-verde.
Sicuramente sì, nelle modalità, nei discorsi e in ciò che si approva. È vero, siamo alleati con una forza di estrema destra, ma lo noto anche negli attivisti.
Prima dicevamo di non essere né di destra né di sinistra, ma ora si attacca solo la sinistra. Lo noto anche nei commenti. Un gruppo politico come il nostro dovrebbe attaccare sia destra sia sinistra. Quindi sì, noto un deciso spostamento verso destra.
No. Gli elettori che aderivano a dei valori una volta afferenti alla sinistra si stanno allontanando, mentre si avvicinano persone dall’altro lato.
Non lo è. La gran parte della base è sempre Cinque Stelle ed essendo molto ampia è chiaramente disomogenea.
Spostarsi troppo verso Salvini non è salutare per il Movimento, perché generalmente si preferisce sempre l’originale. Poi lui ha altri obiettivi e altre idee.
Io non lascio il Movimento, se dovessi essere espulsa farò ricorso. Non ho mai fatto politica con nessun altro e non ho intenzione di cambiare. C’è posto anche per le persone come me, anzi, marcare la differenza rispetto a Salvini è più che importante in questo momento.
Secondo me sì. Scherzavo con lui proprio pochi giorni prima dell’espulsione, gli ho detto: “Se qualcuno deve essere espulso sei tu, perché hai maggiore visibilità e maggiore piglio”. Avevo ragione.
Non credo neanche si possa parlare di spirito critico, perché tante cose non le abbiamo nemmeno dibattute. La critica c’è quando c’è dibattito. Ho fatto opposizione sui contenuti del decreto sicurezza, e in quel caso non ci fu nessun tipo di dibattito, parlerei di spirito “analitico”, più che “critico”. Avevamo semplicemente analizzato il decreto e tentato di correggerlo.
Per la legge di bilancio invece obiettivamente non è stato semplice dare la fiducia a un testo che non si era letto, a maggior ragione perché ci aveva messo le mani anche la Lega. Se fosse stato un testo Cinque Stelle uno avrebbe agito con maggiore leggerezza.
Nella legge di bilancio ci sono elementi positivi, altri che non piacciono. Ma far votare una legge che non si riesce a leggere rimane un metodo inaccettabile.
Nella scorsa legislatura ho fatto parte del gruppo che ha scritto il programma sull’immigrazione, che non ha niente a che vedere con il decreto sicurezza.
Non è un’opinione, è una realtà che il decreto sicurezza fosse l’opposto rispetto a quello che aveva sempre detto il Movimento Cinque Stelle sull’immigrazione. Ma la cosa più importante è che non c’entrava nulla neanche col contratto di governo, è stata una doppia forzatura.
È stato un do ut des riguardo ad altri provvedimenti del Movimento Cinque Stelle, come lo SpazzaCorrotti o il reddito di cittadinanza.