Per tanti anni nella sua mente “quel file” non era più leggibile. Ben cinquantacinque: tanti ce ne sono voluti perché Edoardo Raspelli, giornalista, critico enogastornomico e conduttore di Melaverde su Canale 5, tornasse a parlare della terribile violenza subita quando era appena un adolescente.
“Adesso che sto affrontando la vecchiaia, è arrivato il momento di tracciare il bilancio della vita”, ha rivelato in un’intervista al settimanale Cronaca Vera.
“Era estate, vacanze in un collegio con altri ragazzi a Chiavari – ha ricordato Raspelli – quasi un castello in cui ogni studente aveva una stanza tutta per sé. Io ero nella mia. Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono“.
È un episodio sconcertante, un profondo trauma che Raspelli decise di nascondere e non raccontare a nessuno per molto tempo. Né al padre, “fascista convinto”, né alla madre, donna moderna e sportiva.
Due anni dopo però, nel 1966, madre e figlio vanno al cinema a vedere il film “Le amicizie particolari”, la storia di due maschi adolescenti prima amici, e poi uniti da un amore tanto puro quanto scabroso per il collegio gesuita nel quale vivevano.
Sulle poltroncine della sala, il 16enne scoppia a piangere. La madre fraintende, ma non gli lascia scampo e scandisce: “Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto”.
“Io non ero come loro – continua Raspelli – ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto“.
Ora però qualcosa è cambiato. “Sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile”.
Così, dopo tanti anni, il volto della critica enogastronomica di Mediaset ha voluto tirare fuori questo pesante ricordo della sua infanzia.
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