Alle ore 3:37 del 17 novembre è morto all’età di 87 anni, presso il carcere di Parma dove era recluso Totò Riina, considerato per oltre dieci anni il capo di Cosa Nostra.
Nato nel 1930 a Corleone, iniziò molto presto un’ascesa all’interno dell’organizzazione mafiosa e fu tra gli artefici, nel 1969, della strage di viale Lazio a Palermo, in cui un commando di fuoco di Cosa Nostra uccise cinque persone tra cui il boss Michele Cavataio.
In seguito a un conflitto interno all’organizzazione noto come Seconda guerra di Mafia in cui rimasero uccisi importanti boss come Stefano Bontate e Michele Inzerillo e gran parte della famiglia di Tommaso Buscetta, nel 1983 Riina divenne “il capo dei capi” di Cosa Nostra.
Negli anni Novanta Riina porta avanti una strategia insolita nella storia dell’organizzazione, che inizierà nel 1992 la cosiddetta “stagione delle bombe”, in cui importanti figure dello stato e il patrimonio culturale vengono colpiti con l’obiettivo di creare terrore nell’opinione pubblica e riuscire ad alleggerire il regime carcerario previsto per i mafiosi con il 41-bis.
Nel 1992 vengono uccisi il politico Salvo Lima i giudici anti-Mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nel 1993 Riina, uno dei latitanti più ricercati dalle autorità italiane, viene arrestato a Palermo. Tuttavia le bombe non si fermano e si focalizzano sul patrimonio culturale italiano.
Nel 1993 esplode una bomba in via Fauro, a Roma (probabile obiettivo, il giornalista Maurizio Costanzo), ne esplodono altre Firenze in via dei Georgofili, dietro la galleria degli Uffizi, a Milano presso il Padiglione d’Arte Contemporanea, a Roma presso la basilica di San Giovanni in Laterano e la chiesa di San Giorgio in Velabro. Fallisce anche un attentato all’uscita da una partita di calcio allo Stadio Olimpico.
Alcuni inquirenti hanno ipotizzato che queste bombe abbiano portato a una trattativa tra lo stato e la mafia in cui l’organizzazione criminale avrebbe portato avanti alcune richieste.
Nei diversi processi in cui è stato imputato, Totà Riina è stato condannato a 26 ergastoli e ritenuto coinvolto in circa 100 omicidi, che vanno dalla strage di viale Lazio all’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino.
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