È partito lo sciopero dei docenti universitari, che in 79 atenei italiani da oggi bloccheranno il primo appello d’esame della sessione autunnale. Finora 5.444 docenti hanno firmato la lettera in cui si annuncia lo sciopero, pubblicata il 27 giugno scorso, per protestare contro il blocco degli stipendi da parte del ministero dell’Istruzione.
La lettera in cui si annunciava la protesta, che inizierà oggi 28 agosto e andrà avanti fino al 31 ottobre, è stata firmata da Carlo Vincenzo Ferraro, professore del Politecnico di Torino, in qualità di coordinatore, al quale si sono aggiunti altri 5.443 professori e ricercatori universitari di 79 sedi universitarie e enti di ricerca italiani. In ogni caso la firma non vincola i professori allo sciopero, mentre altri potrebbero decidere di aderire.
La protesta chiede che “le classi e gli scatti stipendiali dei professori e dei ricercatori universitari e dei ricercatori degli enti di ricerca italiani aventi pari stato giuridico, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal 1 gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1 gennaio 2016” e che “il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1 gennaio 2015”.
Secondo quanto si legge, già il 27 marzo e il 7 giugno si sono svolti due incontri tra i rappresentanti dei docenti e alcuni delegati del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ma non si è trovato un accordo soddisfacente.
I professori coinvolti dallo sciopero assicurano che almeno un appello sarà garantito durante la sessione autunnale, ma che la prima data prevista sarà annullata. I professori aderenti comunicheranno di prendere parte allo sciopero solo il giorno stesso dell’esame.
Nel caso in cui in un corso di laurea sia previsto un solo appello, il suddetto non si terrà nella data prevista ma verrà chiesto dai docenti all’Ateneo di fissare un appello straordinario a partire da 14 giorni dopo l’appello in questione.
Era dagli anni ’70 che non accadeva un simile sciopero dei professori accademici. Critiche sulla modalità dello sciopero, che secondo molti danneggia per lo più gli studenti, sono arrivate dalla stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e dagli stessi studenti.
“Crediamo che l’astensione dagli esami di profitto sia uno strumento di protesta estremamente sbagliato. Questa modalità di protesta rischia di produrre una spaccatura nell’università, invece di creare la coesione necessaria a rilanciare le rivendicazioni contro i principi delle riforme che hanno ridotto l’università allo stato disastroso di oggi”, avevano detto i portavoce dell’Unione degli universitari.
A questo link la lettera integrale inviata dai docenti.
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