Il 19 maggio si festeggia l’anniversario dell’introduzione della riforma del diritto di famiglia che, a seguito dei movimenti del ’68, ha riconosciuto giuridicamente la parità tra i coniugi.
Esattamente quarant’anni fa, la donna è stata resa libera dalla potestà maritale, sebbene in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Si trattò di una riforma rivoluzionaria: nel 1975 nella società italiana la moglie occupava ancora un ruolo di subordinazione rispetto al marito.
In sostanza, venne abrogato l’istituto della dote e introdotta la comunione dei beni. Il cambiamento nella relazione tra i coniugi comportò anche un’evoluzione nel rapporto con i figli: alla patria potestà venne sostituita la possibilità di entrambi i genitori di rappresentare e curare gli interessi del minore. Inoltre, ai figli naturali venne riconosciuta la stessa tutela prevista per i figli concepiti all’interno di un matrimonio.
Oggi, la donna può rendere determinante il proprio parere riguardo l’educazione dei figli, contribuire al benessere della famiglia e, soprattutto, decidere liberamente della propria vita. Viene ritenuta in grado di provvedere al proprio sostentamento e, più in generale, di contribuire alla gestione economica dell’intero nucleo. Infine, può denunciare il marito in caso di tradimento e attribuirgli la responsabilità della separazione.