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“Mio figlio con disabilità lasciato solo in classe nelle ore di ginnastica. E ora escluso anche dalla gita”: la madre a TPI

Di Iacopo Melio
Pubblicato il 17 Apr. 2019 alle 13:56 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:59

“Mi è stato detto ‘rinuncia, tanto in Italia va così’ oppure ‘devi lottare e importi’, come se mio figlio l’avessi partorito ieri. Eppure sono stanca della passività sociale!”.

Katiuscia Girolametti vive a Ciampino (Roma) ed è la mamma di Daniele Morato, un bel bimbo di quasi nove anni con disturbo dello spettro autistico. Inoltre, Daniele si sposta in carrozzina perché non cammina a causa della tetraparesi spastica. Anche per questo, da tempo, sua mamma lotta contro istituzioni come la scuola.

“Voglio arrivare in alto e non sto parlando di Dio. Nonostante le mie lotte per l’integrazione scolastica portate avanti e documentabili attraverso mail, Daniele è stato costretto a rinunciare all’uscita organizzata dalla scuola per il 17 aprile”.

Daniele frequenta la terza elementare e questo è stato un anno scolastico piuttosto burrascoso. Il 19 novembre scorso, infatti, durante un consiglio di classe vengono enunciati i programmi promossi dal plesso. Tra questi è prevista “attività motoria”, così il giorno seguente Katiuscia scrive subito una comunicazione scritta nella quale mette in evidenza che tale progetto non sarebbe, secondo lei, inclusivo.

“Daniele avrebbe dovuto viaggiare su un pullman di disabili da solo, mentre l’intera classe avrebbe usufruito dello scuolabus, che non ha la pedana per carrozzine. Per questo avevo chiesto che fosse sostituito, e a tale mail mi è stato risposto tempestivamente assicurandomi che non ci sarebbero stati problemi perché il Comune di Ciampino avrebbe messo a disposizione un solo scuolabus, dotato di pedana, nel quale avrebbero viaggiato tutti i bambini compreso mio figlio, oltre ai docenti”.

Il giorno seguente, però, la mamma viene convocata dal preside, il quale le dice che il progetto non può essere cambiato e che pertanto, a partire da novembre 2018, ogni martedì Daniele sarebbe dovuto rimanere in classe da solo a svolgere un progetto alternativo mentre i compagni sono in palestra per svolgere motoria.

“Tra l’altro, il progetto alternativo sono stata io a proporlo. La scuola sta violando tutte le leggi di integrazione scolastica. Sono arrivate le loro scuse e mi è stato garantito che questi eventi spiacevoli non sarebbero più capitati, eppure non è stato così”.

Dieci giorni fa, infatti, durante una nuova riunione è nata l’idea di una gita scolastica a tema “bullismo”. Il progetto sarebbe portato avanti da un’associazione che, a quanto dice Katiuscia, non è mai stata menzionata, e il tutto si svolgerà in una chiesa. Data la breve distanza, è il Comune a mettere a disposizione lo scuolabus, anziché optare per una ditta privata con autobus con pedana, in modo da poter risparmiare visto il breve tragitto.

“In pratica, niente accesso ai disabili nell’autobus ‘di classe’. Per questo il Comune ha proposto nuovamente il solito trasportino per disabili nel quale Daniele avrebbe dovuto viaggiare da solo, che oltre a non essere inclusivo è anche pericoloso: avrebbe dovuto viaggiare da solo con l’autista senza alcun assistente! E se si fa male? Se vomita? Se si strozza o ci sono altri problemi? Così ho proposto loro due alternative”.

La prima, racconta la mamma a TPI, è stata quella di far arrivare un pullman con pedana in prestito da un Comune limitrofo.

“Si chiama ‘interscambio’ e so che si può fare senza problemi. L’alternativa sarebbe stata quella di svolgere lo stesso identico progetto ma in collaborazione con la polizia municipale, in modo tale da poterlo realizzare direttamente all’interno del nostro plesso senza dover uscire ed effettuare trasferte”.

Questo sarebbe stato possibile perché, una volta saputa la notizia della gita, la mamma di Daniele si è mobilitata trovando subito il massimo dell’efficienza e della cordialità da parte del comandante dei vigili urbani del loro Comune, il quale si è offerto di andare presso la scuola (come già ha fatto altri anni) per proporre valide alternative pur di non creare momenti di isolamento per il bambino.

“Il comandante ha dimostrato di avere non solo una divisa ma anche un cuore immenso, e non smetterò mai di ringraziarlo per il gesto bellissimo offerto. Purtroppo però alla scuola non è andata bene la soluzione da lui proposta, sostenendo che il progetto sul bullismo sarebbe dovuto esser fatto dall’associazione scelta. Nessun piano B quindi. E dato che il preside è fuori Italia in questo momento, non è stato possibile nemmeno chiamare un’altra scuola per farsi prestare un loro pullman idoneo”.

Insomma, ancora una volta stiamo parlando di scarsa organizzazione e di mancata voglia di applicarsi abbastanza, lasciando spazio solo a promesse di un’inclusione che poi, dal punto di vista effettivo, viene a mancare. E così Daniele è stato costretto a rimanere a casa.

“Mi permetto di fare un ultimo appunto, nel mio piccolo. Io che probabilmente sono una Don Chisciotte illusa che le cose possano cambiare, o forse prepotente al punto da pensare che le cose debbano cambiare. Un progetto sul bullismo che parte con la non integrazione di un ragazzino con disabilità ha già perso in partenza. Buone vacanze di Pasqua a tutti dalla mamma e il papà di Daniele, genitori che vogliono solo fare i genitori e non i guerrieri”.

Il bus non riesce a caricarlo, bambino in carrozzina deve rinunciare alla gita. Perché nessuno si è opposto?

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