Si avvicina la data del congresso per il Partito democratico. La direzione Dem, riunita il 13 febbraio presso lo spazio Roma Eventi, ha approvato l’ordine del giorno di maggioranza per avviare subito, con un assemblea che si svolgerà tra sabato e 18 domenica 19, il congresso del partito.
A favore hanno votato in 107 sì, 12 i contrari, cinque gli astenuti. Il presidente del Pd Matteo Orfini, al termine della riunione, ha deciso di mettere ai voti solo l’ordine del giorno di maggioranza e considerare precluso quello presentato dalla minoranza, che aveva richieste opposte.
“Un ennesimo rinvio non sarebbe compreso neanche dai nostri. Avete chiesto il Congresso? Bene, venite e facciamo un bel congresso con il sorriso sulle labbra”, ha detto il segretario Matteo Renzi durante il suo intervento, precisando che l’assise si terrà con le “stesse regole dell’ultima volta”, ossia quelle del 2013, quando Gianni Cuperlo sfidò l’ex premier.
La direzione era attesa da giorni, perché ci si aspettava una presa di posizione da parte dell’ex presidente del Consiglio e segretario del partito sulla data delle elezioni e sulla possibilità di un congresso del Pd. Dopo un’analisi della situazione politico-economica dell’Ue e dopo aver parlato del pericolo di una possibile avanzata di Marine Le Pen nelle prossime presidenziali francesi, Renzi ha dichiarato che con il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 nel Pd si è chiuso un ciclo, e per questa ragione ritiene opportuno che si svolga un congresso del partito prima delle prossime elezioni.
Su quando le prossime politiche avranno luogo, un altro dei nodi più importanti di questa direzione, Renzi ha detto che non dipende da lui, dal momento che non ricopre alcun incarico né nel governo né in parlamento.
Su questo è stato incalzato dall’ex segretario Bersani, il quale ha chiesto alla direzione l’impegno da parte del partito di portare a conclusione questa legislatura, fino alla sua scadenza naturale, nel febbraio 2018.
Da Renzi non è inoltre mancata una stoccata alla minoranza. Ha detto che l’impegno del partito non deve essere contro “il renzismo”, come lasciato intendere da alcuni esponenti negli ultimi mesi, ma contro gli avversari del Pd.
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