Il servizio delle Iene sulla famiglia Di Maio apre, nuovamente, lo scontro politico tra Pd e Movimento 5 stelle. Stavolta, però, le parti sono invertite. Nel ciclone ci sono il vicepremier e suo padre. A picchiare duro, nel ruolo di “figli che hanno sofferto”, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi.
“Quando ho visto il servizio delle Iene sulla famiglia Di Maio mi sono imposto di non dire nulla. Di fare il signore, come sempre” ha scritto su Facebook Matteo Renzi. “Del resto non m’interessa sapere se il padre di Di Maio abbia dato lavoro in nero, evaso le tasse, condonato gli abusi edilizi”.
Chi è Antonio Di Maio, il padre “scomodo” del vicepremier Luigi
Per Renzi l’unica cosa certa è che “la presunta onestà dei Cinque stelle sia una grande fake news, una bufala come dimostrano tante vicende personali, dall’evasore Beppe Grillo in giu”.
Ma, spiega l’ex premier, “sono anche convinto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e questo lo dico da sempre, a differenza di Di Maio che se ne è accorto adesso”.
“Ma non riesco a far finta di nulla. Non ce la faccio” continua Renzi: “Rivedo il fango gettato addosso a mio padre. Rivedo la sua vita distrutta dalla campagna d’odio dei 5 stelle e della Lega”.
Nel mirino soprattutto i social e quella “aggressione coordinata da professionisti del linciaggio mediatico”.
Renzi chiede a Di Maio di scusarsi “con mio padre e con le persone che ha contribuito a rovinare” visto che “è il capo del partito che è il principale responsabile dello sdoganamento dell’odio. Hanno educato, stimolato e spronato a detestare”.
Pochi minuti dopo, stavolta su Twitter, è il momento di Maria Elena Boschi di togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa. In un video l’ex ministra dem dice di voler “guardare in faccia il signor Antonio Di Maio, padre di Luigi Di Maio, ministro del lavoro nero e della disoccupazione di questo paese”.
Cosa direbbe Maria Elena Boschi al papà di Luigi Di Maio? “Le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia”.
Perché, sottolinea l’ex ministra, “mio padre è stato tirato in mezzo ad una vicenda più grande di lui per il cognome che porta e trascinato nel fango dalla campagna creata da suo figlio e dagli amici di suo figlio”.
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