È scontro aperto tra il mondo della stampa italiana e il vicepremier Luigi Di Maio, dopo le frasi di quest’ultimo contro i giornali e in particolare contro il gruppo editoriale Gedi, che edita, tra gli altri, il quotidiano La Repubblica e il settimanale L’Espresso. Di Maio giornali
Lo stesso gruppo editoriale, ma anche la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e i giornalisti di altre testate, come il Corriere della Sera, hanno diffuso comunicati di dura condanna alle parole del vicepremier.
Ma Di Maio ha rincarato la dose. “Nei media italiani c’è un conflitto di interesse pazzesco: da una parte c’è Berlusconi, dall’altra De Benedetti. Io non ho neanche il potere di negare il diritto di critica, quindi adesso non si mettano a fare le vittime alcuni giornali, dopo che mi hanno riempito e impallinato con fake news per sei anni”, ha detto.
“Abbiano almeno la decenza di sapere che il ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere per chiudere un giornale, e meno male”, ha aggiunto.
A scatenare le polemiche è stata una diretta Facebook pubblicata sabato 6 ottobre 2018 in cui Di Maio si scaglia contro i giornali che attaccano il Governo.
“Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini”, ha affermato il vicepremier. “Tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà”.
I comitati di redazione de La Repubblica e L’Espresso hanno immediatamente risposto con una nota ufficiale.
“Ancora un volta il vicepremier Luigi Di Maio non perde occasione per mostrare a tutti gli italiani la sua cultura”, vi si legge. Di Maio “non solo ignora che il Gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è leader in Italia nell’informazione quotidiana e multimediale. Ma dimostra per l’ennesima volta di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda”.
Nella sua dichiarazione, prosegue la nota, il vicepremier “parla inoltre senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di ‘processi di esuberi’ e di ‘giornali che stanno morendo’: tradendo così una sua speranza recondita”.
“Ma può mettersi l’anima in pace: Repubblica, L’Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e, Costituzione alla mano, continueranno a fare quello per cui sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno”.
Anche il presidente del gruppo Gedui, Marco De Benedetti, è intervenuto su Twitter.
“Stia sereno Onorevole Di Maio, il gruppo Gedi non sta morendo. Grazie alla professionalità dei suoi giornalisti siamo il primo gruppo editoriale del paese. Grazie agli investimenti fatti siamo leader nel digitale. Soprattutto continueremo a raccontare la verità”, ha scritto.
Dura anche la replica della Federazione nazionale della stampa, il sindacato nazionale dei giornalisti.
“Di Maio, come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso, e si illude di poter imporre una narrazione dell’Italia lontana dalla realtà. Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l’Italia, ma è tipico delle dittature”, si legge nel comunicato diffuso dalla Fnsi.
“Solidarietà ai colleghi de L’Espresso dopo le parole vergognose di Luigi Di Maio”, è stata espressa dal comitato di redazione del Corriere della Sera.
“È inaccettabile che il vicepremier Di Maio si compiaccia di fronte a un momento di difficoltà di un giornale e di un’azienda. Ed è inaccettabile che un rappresentante delle Istituzioni, che è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo, ritenga di pronunciarsi contro un intero settore, fino quasi ad auspicare la morte dei giornali, attaccando il pluralismo e la libertà di informazione”, ha scritto in una il cdr del Corriere.
“Siamo convinti che la diversità delle voci e la libertà di espressione sia un valore per tutti, da difendere sempre, contro chi vorrebbe forse un mondo dell’informazione con una voce unica e magari compiacente”.
La polemica è diventata anche un caso politico.
Secondo il segretario del Partito democratico, Maurizio Martina, Di Maio “si dovrebbe vergognare”. “Ma ormai purtroppo non possiamo stupirci perché il modello di questi signori è diventato Orban. La curva illiberale di questa maggioranza è pericolosa per il Paese e per tutti i cittadini”, ha sottolineato Martina.
“Di Maio e i Cinquestelle hanno tirato giù la maschera e adesso fanno il tifo per la chiusura dei giornali”, ha dichiarato l’ex segretario dem Matteo Renzi. “Un ministro del lavoro che si compiace dei licenziamenti, un vicepremier che attacca la libertà di stampa. Mai visto in Italia. Altrove sì, ma non in Italia”.
Anche Gigi Casciello, deputato di Forza Italia, ha criticato le parole del vicepremier pentastellato: “Questa volta nel mirino dell’illiberale Di Maio e degli antidemocratici Cinquestelle è finito il gruppo Gedi. Prima è toccato a Libero, il Giornale e a quanti con dati alla mano dimostrano che la politica economica del governo è contro chi cerca lavoro piuttosto che elemosine”, ha affermato.