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    Oggi Luigi Di Maio sostiene i gilet gialli, ma fino a qualche mese fa elogiava Macron

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 8 Feb. 2019 alle 09:34 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:36

    Luigi Di Maio ha dato il suo appoggio al movimento dei gilet gialli, che da due mesi sta mettendo a ferro e fuoco Parigi e la Francia. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo Parigi a richiamare il suo ambasciatore a Roma.

    Il 5 febbraio Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno incontrato Cristophe Chalençon, il leader dei Gilet Gialli.

    “Gilet gialli, non mollate!”, scriveva il leader grillino in una lettera. “Dall’Italia stiamo seguendo la vostra battaglia dal giorno in cui siete comparsi per la prima volta colorando di giallo le strade di Parigi e di altre città francesi”.

    E il vicepremier si spinge anche oltre, proponendo ai gilet gialli di mettere a loro disposizione le piattaforme del M5s per la democrazia diretta, come Rousseau “per organizzare gli eventi sul territorio o il sistema di voto per definire il programma elettorale e scegliere i candidati da presentare alle elezioni”.

    Luigi Di Maio non è però nuovo al fascino dei movimenti che nascono oltralpe. Se oggi scrive che quello dei gilet gialli è “lo stesso spirito che ha animato il Movimento 5 stelle”, solo qualche mese fa la vicinanza era individuata nel più acerrimo nemico dei gilet gialli: Emmanuel Macron.

    “Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell’Europa che ci riporti alle missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli”, scriveva il 23 novembre 2017 Luigi Di Maio in una lettera aperta indirizzata al leader di En Marche, appena eletto all’Eliseo.

    “Egr. Sig. Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle avrà modo di raccontarLe e spiegarLe chi siamo davvero, cosa vogliamo e come vediamo il futuro dell’Europa e dell’Italia nello scenario internazionale”, scriveva Di Maio elogiando la netta vittoria di Macron sui partiti tradizionali.

    Di Maio individua una serie di punti di contatto con il presidente francese e il suo partito En Marche: un movimento molto giovane, senza gruppi di potere influenti alle spalle né rendite di posizione da proteggere.

    “Quando ci conoscerà meglio, presidente Macron, capirà che abbiamo, certamente, punti importanti di divergenza, ma scoprirà anche temi e posizioni del Movimento 5 Stelle condivisibili e su cui poter confrontarsi”, scriveva.

    Uno dei punti di contatto era stato individuato nella chiusura delle centrali a carbone, e “nell’obiettivo di abbandonare il petrolio entro il 2040 e di incoraggiare, con un forte piano di investimenti, la mobilità elettrica”. Un po’ in contrasto con quanto voluto dai gilet gialli insomma.

    Di Maio scriveva inoltre di guardare con interesse al modello di welfare francese, per poi concludere con un chiaro: “Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle non ha nulla a che fare con certe formazioni xenofobe e antagoniste che crescono un po’ ovunque in Europa”.

    Un netto cambio di opinioni se si considerano i toni della lettera che il 7 gennaio 2019, 13 mesi dopo, il Movimento Cinque Stelle ha inviato ai gilet gialli.

    “Una nuova Europa sta nascendo. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti, quella della democrazia diretta. È una dura battaglia che possiamo combattere insieme. Ma voi, gilet gialli, non mollate!”.

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