Il vicepremier Luigi Di Maio, intervistato da Corrado Formigli su Elle, critica il decreto sull’affido condiviso proposto dal senatore Pillon. “Questa legge non è nei programmi di approvazione dei prossimi mesi perché così non va. La modificheremo”, ha detto il ministro a pochi giorni dalla manifestazione, prevista venerdì 9 novembre 2018 in oltre 60 città italiane, per protestare contro il disegno di legge del senatore leghista.
Cosa prevede il decreto Pillon – Il disegno di legge a prima firma Pillon è arrivato in commissione Giustizia del Senato lo scorso 10 settembre 2018.
Il senatore leghista e organizzatore del Family Day, noto per le sue prese di posizione contro le unioni civili e l’aborto, ha difeso il disegno di legge, che era stato ampiamente criticato da più parti, sostenendo che non è vero che sia maschilista ma che ha l’obiettivo di diminuire la conflittualità tra i genitori e consentire ai bambini di stare con padre o madre per tutto il tempo che vogliono.
Il ddl punta tra le altre cose a prevedere come obbligatoria per le coppie con figli la mediazione al fine di aiutarle a trovare un accordo nell’interesse dei minori.
Uno dei temi centrali è infatti quello del tempo trascorso con i genitori: “Indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori, il figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambe le figure genitoriali, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni e con pari opportunità. Ha anche il diritto di trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale”, si legge all’articolo 11.
Il giudice deve assicurare il diritto del minore di trascorrere “tempi paritetici in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, con ciascuno dei genitori. Salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”, si legge ancora.
Il ddl Pillon si propone inoltre di contrastare il fenomeno dell’alienazione genitoriale: “Nelle situazioni di crisi familiare il diritto del minore ad avere entrambi i genitori finisce frequentemente violato con la concreta esclusione di uno dei genitori (il più delle volte il padre) dalla vita dei figli e con il contestuale eccessivo rafforzamento del ruolo dell’altro genitore”, si legge all’articolo 12.
Sparirebbe inoltre la cifra forfettaria stabilita automaticamente, sostituita da un assegno calcolato ad hoc sui figli e sul progetto che i genitori hanno su di loro. La cifra stabilita sarà poi divisa equamente tra i genitori, in base a quanto guadagnano.
Se una donna è priva di reddito, tutte le spese toccheranno al padre, che però non darà un assegno forfettario, ma pagherà direttamente le spese vive, o pagherà una cifra a fronte di fattura.
Una delle critiche più accese riguarda il fatto che tale ddl di fatto sarebbe un disincentivo per le donne che subiscono violenza a chiedere la separazione.
“In caso di violenza domestica non ci può essere affido condiviso. Ma le dico di più: vogliamo punire tanto la violenza quanto le false accuse di violenza”, spiega Pillon in un’intervista a Vanity Fair, riferendosi a quelle accuse che lui definisce strumentali, “usate come minaccia per ottenere la custodia del figlio e alienarlo dal partner”
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