L’Ardima S.r.l., la società di Luigi Di Maio e dei suoi fratelli, è stata liquidata. La messa in liquidazione è stata firmata il 4 dicembre 2018 da Luigi Di Maio e Rosalba Di Maio, a qualche giorno dal caso scoppiato in seguito all’inchiesta delle Iene.
Il fratello Giuseppe è stato nominato “liquidatore con tutti i poteri di legge”.
Nell’atto di liquidazione vengono espresse le ragioni per le quali risulta conveniente e opportuno sciogliere la società e porla in liquidazione. Nell’atto si legge che “la prolungata inattività rende necessario procedere allo scioglimento anticipato”.
Nelle prossime ore verranno avviati i procedimenti per l’abbattimento dei manufatti abusivi e per la rimozione dei rifiuti presenti sul terreno a Mariglianella di comproprietà del papà e della zia del vicepremier Luigi.
Nella giornata di ieri, 3 dicembre, il padre di Di Maio, ha chiesto scusa per le accuse di lavoro nero e abusivismo, portate alla luce dalle Iene.
“Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, chiedo scusa alla mia famiglia per i dispiaceri che hanno provato, e chiedo scusa anche agli operai che hanno lavorato senza contratto per la mia azienda anni fa”. Lo dice Antonio Di Maio, in un video pubblicato sul suo profilo Facebook.
Il padre del vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle era finito nella bufera in seguito a un’inchiesta de Le Iene sui lavoratori in nero nella sua azienda.
“Luigi Di Maio non era a conoscenza dei lavoratori impiegati in nero nell’azienda”, dice nel video, leggendo una lettera di pubbliche scuse in cui spiega: “Sentivo il dovere di scrivere. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma, come ho già detto, lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla”.
La vicenda raccontata dalle “Iene”
Dal 2009 al 2010 Sasà – appunto Salvatore Pizzo – racconta di aver lavorato nell’azienda edile che da 30 anni è gestita da Antonio Di Maio, padre del vicepremier. La società è stata in un primo momento intestata alla madre, Paola Esposito, e successivamente è confluita nell’Ardima srl, di proprietà – dal 2012 – del ministro Di Maio e della sorella Rosalba al 50%.
Pizzo, secondo la sua ricostruzione, avrebbe lavorato per un anno in nero – nonostante le ripetute richieste di regolarizzazione della sua posizione – e sarebbe stato pagato in contanti. Come lui, altre due-tre persone, ossia quasi la metà della ditta.
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