“Continuando cosi non ci sarà piu il Governo e non perchè lo decideremo noi. E noi lo faremo cadere a precise condizioni. Cadrà se si farà la TAV, il Terzo valico, la Pedemontana. Cadrà se non si cambieranno i direttori di canale e quelli dei telegiornali. Cadrà se si aiuteranno le banche”.
Il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio, sempre molto attivo sui social, prova a tracciare una sorta di profezia sulla caduta del governo, con particolare riferimento alla legge di bilancio, ai contrasti sulle grandi opere come Tav e Tap e le pensioni.
Ma il padre del pentastellato Di Battista non fa solo previsioni. Sui social incita i ministri a Cinque Stelle e li sprona alla “guerra totale” contro “i titoloni dei giornali borghesi e conservatori, le speculazioni false e ripetute dei programmi televisivi che attaccano a testa bassa il Movimento” per tornare a dire che tutto questo obbliga “ad una reazione”.
Anche lui irride “i volti, le messe in piega, i lifting, i fili di perle ostentati e le panze dei dimostranti pariolini contro Virginia Raggi”.
E siccome “pure quei poveri di spirito di ‘Quelli che il Calcio’, tra una autorete ed un rigore negato, ci prendono per il c…”, Vittorio Di Battista avverte che “la rivoluzione gentile è una martellata sulle palle nostre e degli italiani per bene” e striglia i vertici M5s, ora forza di governo: “Crimi, hai rotto con la tua inerzia. Toninelli, hai rotto con la tua titubanza. Bonafede, hai rotto con le tue NON riforme. Luigi, hai …(non lo scrivo per amicizia) con la tua prudenza. Alla guerra totale si deve rispondere con la guerra totale. Non c’è scritto nel Contratto di Governo? Tanti c…., continuando cosi non ci sarà piu il Governo e non perché lo decideremo noi. E noi lo faremo cadere a precise condizioni”, scrive ancora su Facebook il padre di Alessandro Di Battista.
L’esecutivo ha già fatto sapere che non verranno fatte modifiche e che verrà confermata su tutta la linea la prossima legge di bilancio. A questo si aggiungono le tensioni degli ultimi giorni su diversi fronti. M5s e Lega sono divisi sul fronte degli aiuti alle banche e i cinque Stelle sono totalemnte spaccati sulle grandi opere come Tav e Tap a cui i pentastellati non rinunceranno nonostante le promesse nella campagna elettorale.