Desirée Mariottini, la 16enne stuprata e uccisa nel quartiere romano di San Lorenzo, avrebbe potuto essere salvata, ma i migranti irregolari che l’avevano drogata e poi violentata non hanno fatto nulla per aiutarla, impedendo persino che fosse soccorsa.
È la versione fornita da alcuni testimoni che avrebbero riferito di una frase choc pronunciata da Brian Minteh, Alinno Chima e Yousif Salia (fermato successivamente a Foggia), tre dei quattro accusati dello stupro e dell’omicidio della ragazzina.
“Meglio che muore lei che noi in galera”, avrebbero detto i presunti autori del delitto.
Nel ricordare questa frase e nel ricostruire l’intera vicenda, il gip Maria Paola Tomaselli scrive che “gli indagati hanno dapprima somministrato alla ragazza il mix di droghe e sostanze perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne, poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l’hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l’evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi esterni o la polizia per aiutarla”.
Leo D., uno dei testimoni dell’omicidio di Desirée, ha affermato: “Un giovane africano mi ha confidato che lui si trovava dentro il capannone… avrebbe visto Desirée deceduta con gli abiti strappati. Mi diceva che alla sua presenza la giovane si è sentita male, quindi le hanno dato acqua e zucchero poi, visto che diventava cianotica, veniva adagiata su un divano e dopo moriva” (qui l’articolo completo).
Le accuse per tutti gli arrestati sono di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti.
Yusif Salia, arrestato a Foggia, è stato trovato con 11 chilogrammi di droga addosso e una pistola giocattolo. Come gli altri, l’uomo non è in possesso del permesso di soggiorno.
Gli altri tre fermati sono i senegalesi Mamadou Gara, 27 anni, Brian Minteh, 43 anni, e il 46enne nigeriano Chima Alinno.