Il Governo stima il Pil 2019 dell’Italia in crescita dello 0,1 per cento a fronte dell’1 per cento indicato nell’ultima Legge di Bilancio. La previsione è contenuta nella bozza del Def che circola in queste ore, prima dell’avvio del Consiglio dei ministri che dovrà approvare il documento. Il Pil, nelle stime del Governo, dovrebbe poi salire dello 0,6 per cento nel 2020, dello 0,7 nel 2021 e dello 0,9 per cento nel 2022.
Questo per quanto riguarda il quadro tendenziale, ossia a parità di condizioni attuali. Cambia poco nelle previsioni programmatiche, ossia quelle che tengono conto degli effetti delle misure che il governo ha in agenda: in questo caso il Governo stima per il 2019 il Pil italiano in crescita dello 0,2 per cento (e dello 0,7 nel 2020).
La bozza del Def 2019 è iniziata a circolare quasi in contemporanea con la notizia del taglio delle stime di crescita dell’Italia a opera del Fondo monetario internazionale, che per l’anno in corso prevede il Pil a +0,1 per cento (a fronte del precedente +1 per cento).
Quanto al rapporto deficit/Pil, nella bozza del Governo viene indicata per il 2019 la percentuale del 2,5 per cento, in rialzo rispetto al 2,04 per cento previsto nella Legge di Bilancio.
Il rapporto debito pubblico/Pil, invece, viene stimato al 132,7 per cento e poi in calo al 131,7 per cento nel 2020, fino al 129,8 per cento nel 2022.
Il Consiglio dei ministri è programmato per 16.30 di oggi, martedì 9 aprile 2019. Il nodo più intricato è quello della Flat tax, con la Lega che spinge per allargare la misura e le resistenze del Movimento Cinque Stelle.
A tal riguardo, nella bozza si legge che “l’obiettivo del Governo è di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e di snellire gli adempimenti relativi al pagamento delle imposte”. “Il sentiero di riforma per i prossimi anni prevede la graduale estensione del regime d’imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni”, recita il documento. “Per incentivare gli investimenti, le imprese potranno beneficiare di una riduzione dell’aliquota IRES applicabile agli utili non distribuiti”.
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