Da quarantasei anni
turba i sonni degli spettatori di ogni angolo del pianeta, riuscendo con maestria
spesso ineguagliata a rendere piacevole la sensazione di essere terrorizzati:
parliamo di Dario Argento, che oggi 7 settembre compie 76 anni.
Nato a Roma nel
1940, Argento cominciò la sua carriera da giovanissimo come giornalista e
critico cinematografico, prima di iniziare a collaborare come sceneggiatore ad
alcuni film altrui (ricordiamo in particolare C’era una volta il West di Sergio Leone, che lo vide collaborare
con un altro gigante della cinematografia italiana, Bernardo Bertolucci), prima
di prendere finalmente in mano le redini di un suo film.
La pellicola in
questione fu L’uccello dalle piume di
cristallo, del 1970, e grazie ai suoi virtuosismi stilistici, alle sequenze
angoscianti e alle musiche di Ennio Morricone, divenne uno dei più grandi
successi della stagione, arrivando a trovare ottimi riscontri anche all’estero
e lanciando sin dall’esordio la sua carriera sotto i migliori auspici.
Da allora Argento ha
realizzato altri diciotto film oltre ad alcuni episodi per la televisione, togliendo
il sonno a milioni di spettatori con le sue creazioni da incubo, purtroppo non
sempre servite da trame e dialoghi all’altezza della sua capacità di creare
suspense e terrore.
In ogni caso è
indubbio negare che i suoi film più riusciti possano annoverarsi tra i massimi
risultati del cinema thriller e horror del Novecento, come è ormai ampiamente
riconosciuto dalla critica internazionale, che spesso lo premia e gli dedica
omaggi e retrospettive, e come ammettono i tanti registi contemporanei che gli
sono debitori per lo stile audace e la padronanza perfetta dei meccanismi della
tensione.
Ecco quindi cinque
momenti della sua cinematografia che possono essere annoverati tra i suoi
momenti più angoscianti e riusciti, e che ancora oggi probabilmente riescono a
tenere col fiato sospeso chiunque le guardi, per la prima o per l’ennesima
volta:
L’UCCELLO DALLE
PIUME DI CRISTALLO (1970)
In questa sequenza,
tratta dal suo primo film, Argento mostra da subito alcune delle caratteristiche
che diventeranno ricorrenti nei suoi film: un assassino invisibile con guanti
neri e voce indecifrabile, una donna in trappola dentro un appartamento, un
coltello come arma, l’uso della musica per far crescere a dismisura la
tensione. Tutti elementi che gli americani identificheranno come propri di un
nuovo genere di grande successo negli anni Settanta: il Giallo, che all’estero definisce proprio i thriller italiani ricchi
di sangue, perversione e violenza. Nel caso specifico, il tutto è ancora più
notevole perché la paura scaturisce non da scene particolarmente cruente, ma dalla
suspense generata dalla possibilità che l’assassino sia effettivamente in
procinto di uccidere la sua vittima
PROFONDO ROSSO
(1975)
Nel 1975 Argento
realizza quello che da molti è considerato il suo capolavoro, un incrocio
perfetto tra una trama da detective story
che lascia il dubbio fino alla fine sull’identità del colpevole e una serie di
magistrali scene di omicidi che ogni volta superano le precedenti nell’orchestrazione
perfetta della violenza e della paura. Accompagnata da una colonna sonora
rimasta celebre a firma dei Goblin, questa scena vede succedersi una serie di
elementi, da una bambola impiccata al cadavere di un uccello, che sembrano il
preludio più congeniale per la crudeltà dell’omicidio rappresentato.
SUSPIRIA (1977)
Argento a questo
punto della sua carriera è ormai stato consacrato come “Hitchcock italiano” (sebbene
i film del maestro britannico non abbiano mai raggiunto i suoi livelli di
violenza, e molto dello stile di Argento sia forse più riconducibile all’altro
maestro italiano dell’horror Mario Bava), e decide quindi di cambiare direzione
e spostarsi sull’horror più esplicito e senza bisogno di trame particolarmente
ben congegnate. D’altronde che necessità c’è di una vera e propria trama quando
il luogo in cui si svolge il film è una scuola di danza femminile infestata da
streghe assassine? E’ più che sufficiente lo stile barocco, coloratissimo e volutamente
eccessivo che domina questa e molte altre scene memorabili del film.
PHENOMENA (1985)
Arruolando la giovanissima Jennifer Connelly (già vista in C’era una volta in America di Sergio
Leone, e poi destinata a una carriera da star) e il veterano Donald Pleasance
(tra i protagonisti del cult Halloween –
La notte delle streghe di John Carpenter), il maestro romano firma un’altra
opera sul genere di Suspiria, con una
teenager protagonista e perseguitata da orrendi crimini. In questa scena il suo
incontro con quello che si rivelerà un personaggio diverso dalle sue
aspettative offre sicuramente una delle migliori scene da “salto sulla sedia”
della sua carriera.
OPERA (1987)
Questo film, realizzato
dopo la parentesi strettamente horror di Suspiria
e Inferno (parti di una trilogia
che verrà poi completata con La terza
madre molti anni più tardi) vede Argento tornare ai suoi più canonici serial
killer senza particolari poteri paranormali. In questo caso la memorabilità
della scena è dovuta a un congegno senza pietà ideato dall’assassino, che
immobilizza una donna e le sistema degli spilli sotto le palpebre, in modo che
per evitare di essere punta debba tenere gli occhi aperti. A quel punto la
obbliga a guardare qualcosa che avrebbe sicuramente voluto evitare.