Insieme al revenge porn e allo stupro virtuale su Facebook, lo stalking online fa parte del glossario delle nuove molestie sul web. Il cyberstalker sfrutta internet e i social network per agganciare e molestare le sue vittime.
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Queste possono essere scelte nel giro delle sue conoscenze, ma anche persone sconosciute contattate online in modo casuale. Una volta “agganciata” la sua vittima, lo stalker inizia a inviarle messaggi insistenti e in casi estremi arriva a minacciarla e a farle temere per la propria incolumità. Liberarsi di un cyberstalker può essere difficile, ma riconoscerlo è fondamentale per combatterlo.
Cos’è il cyberstalking e quando è punibile per legge
Il cyberstalking consiste nel molestare una vittima mediante comunicazione elettronica, tramite e-mail o messaggi diretti. Un cyberstalker si basa sull’anonimato offerto da Internet per vessare le vittime senza essere scoperto.
I messaggi di cyberstalking si distinguono dallo spam ordinario perché il cyberstalker attacca una vittima specifica con messaggi spesso minacciosi, mentre lo spammer si rivolge a un gran numero di destinatari con messaggi semplicemente fastidiosi. Questo non vuol dire però necessariamente che il cyberstalker debba conoscere la sua vittima. Può contattare casualmente persone online e poi iniziare a fare stalking.
“Il cyberstalker opera attraverso una scrematura”, spiega a TPI il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico, responsabile di un corso online sull’argomento. “Contatta online più persone e quando una di queste risponde lui inizia la vessazione”.
Lo stalker online vede la vittima solo come un oggetto da denigrare. “La sua attenzione è puntata solo su se stesso e sull’interrogativo ‘qual è la prossima mossa che posso fare’?”, spiega il professore. Il desiderio è quello di essere visibile anche senza mostrare la propria vera identità”.
“Si tratta di un narcisismo perverso”, dice Mastronardi. “È tipico di una persona caratterizzata da pochezza esistenziale e da un comportamento avulso da agili contatti sociali. Lo scopo è ottenere attenzione”.
Nell’ordinamento italiano lo stalking è punito perché integra il delitto di atti persecutori previsto all’art. 612-bis del codice penale. La soglia oltre la quale questo comportamento diventa punibile è il danno provocato alla vittima. Se la condotta provoca un “perdurante e grave stato di ansia o di paura”, “un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto”, o costringe la persona ad alterare le proprie abitudini di vita, allora lo stalking è punibile.
Quali sono i tipi di cyberstalker e come ci si può difendere
In base alla tipologia di messaggi con cui si aggancia la vittima online possono essere distinti diversi tipi di stalker.
Si può trattare di un troll, cioè di chi mira a provocare la vittima prescelta e ingaggia una sfida con se stesso per suscitare reazioni nella vittima prescelta.
Il twink vuole solo infastidire. Per questo mira a creare situazioni di tensione che poi allenta e sminuisce dopo averle create. Il cheese player è quello che aggancia la vittima sfruttando i bug dei videogiochi e la invita a giocare in maniera seriale.
Tra i cyberstalker può essere inserito anche lo snert, acronimo per “snot-nosed egoistical rude teenager”, cioè l’adolescente maleducato ed egoista. Infine c’è il griefer, il guastafeste maleducato e offensivo che prova piacere nel causare problemi agli altri.
Per evitare che messaggi indesiderati online si trasformino in vero e proprio cyberstalking, è fondamentare riconoscere le tecniche utilizzate per agganciare le vittime.
“Chi è ben informato su queste strategie di ‘uncinamento’ è immune, perché riesce a denudare i comportamenti altrui prima ancora che siano messi in funzione”, dice il professor Mastronardi. “Se non offre risposta a questi atteggiamenti interrompe la comunicazione, e questo smonta l’intento dello stalker online”.
Un altro scudo importante è quello costituito dal medico e dalle persone che stanno vicino alla vittima. “Quando una persona, soprattutto un adolescente, comincia a soffrire di depressione, è giusto sospettare di possibili nemici virtuali che possono inficiare l’equilibrio della vittima”, spiega Mastronardi.
“In altri casi, ai genitori può capitare di accorgersi che sono proprio i figli a fare stalking online. In questi casi va fatta una distinzione per chiarire se si tratta di una persona con una semplice immaturità emotivo-affettiva o se occorre fare valutazioni psicopatologiche”.
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