Dopo nove anni dalla morte di Stefano Cucchi e un processo senza colpevoli in divisa, “il muro si sta sgretolando”. Così ha dichiarato uno dei testimoni principali del processo bis sul caso Cucchi, il carabiniere Francesco Tedesco, imputato insieme ad altri 5 militari dell’Arma perché presente al momento del pestaggio. Un pestaggio che c’è stato, secondo quanto ha confessato lui stesso giovedì 11 ottobre 2018, accusando i suoi colleghi dell’arma Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.
Chi è Francesco Tedesco
Il vicebrigadiere Francesco Tedesco, originario di Brindisi, era in servizio nella stazione Appia quando Stefano Cucchi fu preso in custodia dai militari.
Imputato nel processo bis con altri 4 carabinieri, Tedesco era finito sotto i riflettori nel 2016, quando la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi (TPI l’ha intervistata qui), postò la foto che Tedesco aveva condiviso sul suo profilo che lo ritraeva in costume da bagno.
“Volevo farmi del male – aveva scritto la sorella del geometra – volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene».
Due anni più tardi, il 20 giugno 2018, Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti, coinvolgendo gli altri imputati. Solo un mese prima, il 15 maggio 2018, il maresciallo dei carabinieri Riccardo Casamassima, principale testimone nel processo contro i cinque carabinieri aveva ribadito in aula le sue accuse ai colleghi.
“Quando ha saputo della morte di Cucchi, Tedesco ha redatto una notazione di servizio – ha ricostruito il pm Giovanni Musarò – e ha reso 3 dichiarazioni, ricostruendo i fatti di quella notte e chiamando in causa gli altri imputati”.
La denuncia del carabiniere Francesco Tedesco
Secondo il vicebrigadiere pugliese, quando il 31 enne romano fu arrestato e condotto alla stazione Appia il 15 ottobre 2009, durante la fase degli accertamenti che accompagnano sempre il fermo di un indiziato, fu sottoposto a un violento pestaggio.
Secondo l’accusa, Cucchi si sarebbe rifiutato di collaborare sia alle perquisizioni sia al fotosegnalamento. Il ragazzo fu quindi preso a schiaffi, calci e pugni. E fu spintonato con violenza, facendolo cadere con forza a terra.
“Fu un’azione combinata – ha testimoniato Tedesco – Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino”.
“Anche la successiva botta fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore. Spinsi Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”. Stefano Cucchi morì una settimana dopo all’ospedale Pertini di Roma, il 22 ottobre 2009.
La testimonianza dopo 9 anni
Perché Tedesco ha fornito questa versione solo 9 anni dopo la vicenda? Lo ha spiegato lui stesso al pm: “Mi sono determinato a raccontare la verità per tutta una serie di ragioni”.
“All’inizio avevo molta paura per la mia carriera, temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando“.
“La lettura del capo d’imputazione per omicidio preterintenzionale mi ha colpito molto – continua Tedesco – perché il fatto descritto corrisponde a ciò che ho visto io. Solo a quel punto ho compreso appieno la gravità dei fatti, e ho deciso di dire quello che ho visto, per una questione di coscienza”.
“Prima credevo che la vicenda fosse anche gonfiata mediaticamente, poi ho riflettuto e non sono riuscito più a tenermi dentro questo peso”.
Durante le indagini Tedesco, imputato insieme a D’Alessandro e Di Bernardo con l’accusa di omicidio preterintenzionale, suggerì ai colleghi di utilizzare un cellulare nuovo per eludere le intercettazioni.
Fece anche sparire il computer dove aveva scritto la relazione di servizio che raccontava il pestaggio, consegnandolo alla sorella.
Nella sua confessione Tedesco ha poi accusato il comandante Roberto Mandolini di aver fatto pressioni per nascondere quanto accaduto.
“Oggi c’è stato uno snodo significativo per il processo, ma anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri”, ha commentato il legale di Tedesco, Eugenio Pini.
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