Continuano ad aumentare le rivelazioni sul caso di Stefano Cucchi, il giovane romano morto nel 2009 nell’ospedale penitenziario Pertini. (Qui la ricostruzione dell’intera vicenda)
L’ultima notizia riguarda la diffusione dell’audio della chiamata fatta dai carabinieri di Tor Sapienza al 118.
“Siamo i carabinieri di Tor Sapienza. Abbiamo un detenuto che sta male, ha tremori e non riesce a muoversi. Dice che ha attacchi di epilessia”.
L’operatore del 118 risponde chiedendo maggiori informazioni sulle condizioni di salute del detenuto: nello specifico vuole sapere se l’uomo è tranquillo.
“Tranquillissimo, ha solo ste cose, fisicamente sta male di suo ma non ha i sintomi dell’epilessia”.
La chiamata risale al 16 ottobre del 2009, quando Stefano Cucchi è in una camera di sicurezza della caserma dove è stato fermato a Roma.
Secondo le indagini, in quel momento il pestaggio nella caserma Casilina era già avvenuto.
A seguito della chiamata, l’ambulanza arriva nella struttura di Tor Sapienza e gli operatori del 118 trovano Stefano avvolto in una coperta e tremante. Il giovane però dichiara di stare bene, nonostante non riesca a muoversi.
A quel punto, dopo diverse insistenze, gli operatori vanno via.
La registrazione della chiamata fra 118 e carabinieri è solo uno delle decine di documenti in formato cartaceo e audio depositati dal pm Giovanni Musarò nel processo per la morte del giovane geometra romano.
Solo alcuni giorni prima era stato diffuso un primo audio di una una conversazione telefonica, intercettata, avuta tra due carabinieri a poche ore dall’arresto di Stefano Cucchi.
“Magari morisse, li mor****i sua”, si sente nell’audio, riportata in uno dei documenti che il pm Giovanni Musarò ha depositato mercoledì 24 ottobre ai giudici in Corte d’Assise.
A parlare è uno dei carabinieri, poi imputati per calunnia nel processo-bis di Roma, con il capoturno della centrale operativa del comando provinciale.
In particolare il militare fa riferimento alle condizioni di salute del 31enne geometra che si trovava in quel momento nella stazione di Tor Sapienza, dopo essere stato pestato alla caserma Casilina.
“Mi ha chiamato Tor Sapienza – dice il capoturno della centrale operativa -. Lì c’è un detenuto dell’Appia, non so quando ce lo avete portato se stanotte o se ieri. È detenuto in cella e all’ospedale non può andare per fatti suoi”. E l’altro: “È da oggi pomeriggio che noi stiamo sbattendo con questo qua”.
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