Secondo l’agenzia di stampa Reuters, la banca d’affari statunitense Morgan Stanley è sotto processo davanti alla Corte dei Conti.
La procura regionale per il Lazio del tribunale contabile chiederà all’istituto di credito 2,7 miliardi di euro di risarcimento per aver causato un danno allo Stato italiano.
Il caso, finito alla Corte dei Conti nel 2016, per fatti avvenuti tra il 2011 e il 2012, coinvolge anche quattro funzionari del ministero del Tesoro, Maria Cannata, direttore del Debito pubblico dal 2000 a oggi, il suo predecessore Vincenzo La Via, il direttore generale del Tesoro Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, ex direttore dello stesso ministero, passato a lavorare per un’altra banca d’affari statunitense, la Jp Morgan.
Secondo l’accusa e il procuratore Massimiliano Minerva, i quattro avrebbero concesso a Morgan Stanley, detentrice di obbligazioni del debito pubblico italiano, una clausola cosiddetta Ate, acronimo inglese per Additional termination events, all’interno di alcuni contratti derivati chiamati Credit default swap (Cds). Questi contratti sarebbero stati sottoscritti tra il 1995 e il 2005 e le clausole di ognuno di questi sarebbero state esercitate tra il 2011 e il 2012
Questi contratti sono essenzialmente delle coperture assicurative per i creditori di soggetti a rischio fallimento e garantiscono loro, dietro pagamento di una somma periodica a una terza parte, il parziale rimborso delle somme prestate in caso di default del debitore. Si tratta in sostanza di una scommessa da parte della banca che offre questo tipo di contratti.
Una scommessa viziata, secondo l’accusa, da un indebito vantaggio concesso dai funzionari del ministero. L’inserimento di questa clausola ha permesso all’istituto di credito, durante la crisi del debito sovrano dell’area dell’euro, di chiedere allo stato di rimborsare immediatamente e in un’unica soluzione i prestiti concessi dalla banca.
Un rimborso puntualmente avvenuto grazie al pagamento di 3,1 miliardi di euro da parte del governo Monti all’istituto statunitense. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, ai quattro italiani coinvolti sarà invece chiesto il risarcimento di una somma pari a 1,18 miliardi di euro.
I magistrati affermano inoltre che Morgan Stanley ha operato in una situazione di conflitto di interessi, avendo sottoscritto contratti derivati con il Tesoro mentre era impegnata in attività di consulenza per la gestione delle operazioni di finanziamento dello stato, compreso l’acquisto e il collocamento delle obbligazioni pubbliche.
Un portavoce del ministero del Tesoro ha dichiarato alla Reuters di avere piena fiducia nel lavoro della magistratura e dei funzionari sotto processo.
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