Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si recherà in visita in Eritrea nella prima metà di ottobre per un incontro bilaterale con il presidente Isaias Afewerki.
La visita di Conte fa seguito alla storica ripresa delle relazioni tra Eritrea ed Etiopia, interrotte dopo la una sanguinosa guerra tra i due paesi avvenuta tra il 1998 e il 2000.
L’8 luglio 2018 i presidenti dei due paesi africani hanno firmato una dichiarazione secondo cui “lo stato di guerra esistente tra i due paesi è giunto al termine”.
L’Eritrea è considerato lo Stato con “meno libertà al mondo”, secondo le Nazioni Unite. Non a caso, viene descritto anche come “la Corea del Nord africana”.
Le gravi e continue violazioni dei diritti umani, la mancanza di istituzioni e processi democratici, gli attacchi alla libertà di stampa e l’imposizione del servizio militare a tempo indeterminato sono state spesso condannate dalle Nazioni Unite.
A fine luglio, il governo eritreo ha promesso che la leva durerà solo 18 mesi, di cui 6 saranno dedicati all’addestramento e i restanti di servizio civile.
In un rapporto pubblicato a inizio del 2018, l’Onu ha presentato le testimonianze di 550 eritrei e ha accusato il governo eritreo di aver attuato “sistematiche, diffuse e gravi violazioni dei diritti umani”, tra le quali torture, violenze sessuali, sparizioni e lavori forzati.
La “Corea del Nord del Corno d’Africa” è definita da chi ci vive una vera e propria “prigione a cielo aperto”.
L’Eritrea è governata da 24 anni dal presidente Isaias Afwerkiil cui partito è l’unico autorizzato ad esistere. Nel paese africano manca una Costituzione, non esiste un sistema giudiziario e ogni forma di opposizione è violentemente repressa.
Insieme alla Corea, il paese africano si trova all’ultimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa.
L’Eritrea è tra i paesi con il più alto numero di migranti che cercano di raggiungere l’Europa alla ricerca di una vita migliore.
Inoltre, stando al report di Global slavery index 2018, il paese è, insieme alla Corea del Nord, il paese con il più alto tasso di schiavitù moderna dato che il governo ha instauraro un regime repressivo che condanna ai lavori forzati.