Da giorni si continuano a sollevare polemiche intorno al Congresso Mondiale delle Famiglie, il raduno di antigay e antiabortisti sostenitori della “famiglia naturale” in programma a Verona tra il 29 e il 31 marzo prossimi che vedrà la partecipazione del vicepremier Matteo Salvini, del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana governatore del Veneto Luca Zaia.
Proteste e polemiche che si continuano a levare in primis dalle associazioni femministe, ong e movimenti che difendono i diritti delle comunità Lgbt.
“Un evento internazionale contro le donne, contro gay, lesbiche e trans e contro le libere soggettività per sostenere un’unica famiglia, quella naturale”, è infatti il grido di allarme lanciato sulla pagina Facebook “Veronesi aperti al mondo”, un canale social aperto dal movimento “Assemblea 17 dicembre”.
Su questa pagina le attiviste/i hanno deciso di pubblicare la lista degli alberghi di Verona convenzionati con il WCF al fine di convincere le persone a boicottarli: “Se vuoi stare alla larga da personaggi omofobi, antifemministi, sessisti e oscurantisti e se non vuoi contribuire alle finanze di chi li ospita, boicottali”, è infatti il messaggio che compare sulla pagina social a cui fa seguito un elenco dettagliato delle strutture “da evitare”.
Queste, per altro, sono le stesse che erano state indicate sul sito ufficiale del Congresso e poi rimosse. Giulio Cavara, presidente di Federalberghi, ha subito attaccato l’iniziativa del movimento: “No alle liste nere, noi ospitiamo chi lo chiede”.
Nel frattempo ad essersi mobilitata contro il raduno anche l’Università di Verona: “Il 4 dicembre scorso ho declinato la richiesta di utilizzo di spazi universitari per ospitare l’evento”, ha spiegato tramite una nota ufficiale il rettore Nicola Sartor, il quale ha inoltre chiarito che “l’università è un luogo di studio aperto al confronto scientifico fondato sulla libertà della ricerca e dell’insegnamento”. Addirittura, anche l’Università era stata proposta come location del Congresso, invito fin da subito respinto al mittente. Uno striscione esposto nel chiostro dell’ateneo chiarisce bene la posizione del mondo accademico: “L’Università promuove il pluralismo delle idee e respinge violenza, discriminazione e intolleranza“.