“In quest’avanzata di una politica che demonizza le minoranze e mina le istituzioni democratiche, le donne rappresentano indubbiamente uno dei primi bersagli da colpire e da affondare. Oltre all’attacco al diritto al divorzio e il tentativo manifesto di silenziare la violenza maschile in ambito domestico, c’è il mai morto attacco all’aborto e ai diritti civili, ma anche attacchi alle Ong che lavorano con i migranti o con le donne che cercano di sottrarsi alla violenza”. A scriverlo è Luisa Betti Dakli, che sul suo blog, “Donnexdiritti di Luisa Betti Dakli”, spiega cosa si cela dietro il Congresso delle Famiglie atteso a Verona dal 29 al 31 marzo. L’articolo è contenuto nell’ultimo laovoro di Beatrice Brignone e Francesca Druetti I nostri corpi come anticorpi per scavare dietro la manifestazione e riconoscere le menti e le politiche che vi si celano dietro.
L’ultima edizione del Congresso (World Congress of Families, Wcf) si è tenuta a settembre del 2018 in Moldavia. Qui a spendersi per la manifestazione sono stati partiti e movimenti in prima linea per la “famiglia naturale”, che si battono contro l’aborto e le unioni civili. Sul palco, durante il Congresso, era stato letto un messaggio firmato dal ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, che portava il suo saluto alla manifestazione raccomandando “i valori fondanti delle nostre culture” e “gli sforzi per proteggere la famiglia naturale”.
Non passano nemmeno sei mesi e il Wcf viene organizzato di nuovo. Stavolta la città prescelta è Verona, con tanto di patrocinio della Regione Veneto, della provincia di Verona e del Ministero per la Famiglia. Non è un caso che, alla vigilia delle elezioni Europee, si sia scelta proprio la città veneta. Innanzitutto Verona è la città natale del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, leghista di primo pelo e antiabortista di ferro. Ma Verona è anche la città in cui è stata presentata la prima mozione contro l’interruzione volontaria di gravidanza.
Bisogna tornare indietro di qualche anno, però, per capire come è nato il Wcf. È il 1997 quando nell’appartamento di Ivan Shevchenko, “mistico russo-ortodosso”, Allan Carlson (attuale presidente emerito del Wcf) insieme ai russi Anatoly Antonov e Viktor Medkov – entrambi professori di sociologia a Mosca – hanno pensato e creato l’organizzazione che avrebbe dovuto fare da guida alla destra cristiana globale. Ad assumere un ruolo centrale sarebbe stata la Russia.
Quali gli obiettivi dell’organizzazione? La difesa della famiglia tradizionale, le campagne contro l’aborto e l’omosessualità. Dietro a tutto ciò c’è il portafogli gonfio di Konstantin Malofeev, fidato di Putin e volto noto dell’estrema destra in Europa.
Altro nome chiave del Wcf oggi è quello di Brian Brown. Si tratta del presidente della National Organization for Marriage, una delle più note e potenti organizzazioni omofobe degli Stati Uniti. Brown è conosciuto anche per aver impedito le adozioni dei bambini russi da parte di coppie omosessuali, oltre che per la particolare amicizia con Viktor Orbán, altro peso massimo della destra europea.
La Russia ha rivestito e continua a rivestire un ruolo determinante nella rinascita della destra cristiana internazionale. A Mosca si rincorrono conferenze neonaziste, ma non solo: dalla Russia arrivano importanti finanziamenti ai gruppi di estrema destra in giro per il mondo.
Secondo Luisa Betti Dakli, quella della difesa della “famiglia naturale” sarebbe solo una copertura. L’intento è quello di portare avanti una guerra di ultracattolici ed estrema destra che mira a prima a sbriciolare l’autodeterminazione delle donne e i diritti civili, per portare a un progressivo ridimensionamento dei diritti di tutti, sul modello russo.
A Verona a portare avanti la bandiera dell’ultracattolicesimo e dell’estrema destra insieme è il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. Strenuo difensore della famiglia “naturale”, il leghista è convinto che l’immigrazione porti a “un annacquamento devastante dell’identità del Paese che accoglie” e che i valori da difendere siano “quelli della Chiesa cattolica”. Che si oppongono, chiaramente, a quelli delle coppie omosessuali.
Verona già nel 2015 era stata palcoscenico di un altro grande evento sulla scia di quello di fine marzo 2019. Era stata la città scelta per il Family Pride. Dietro c’erano Forza Nuova e il circolo ultracattolico Christus Rex. In quell’occasione, il ministro Fontana appariva in una foto scattata assieme ai militanti di estrema destra e con Federico Sboarina, attuale sindaco della città, anch’egli molto vicino alle istanze dell’estrema destra.
Fontana è anche un grande fiancheggiatore di ProVita Onlus (che organizza Family Day e Marcia per la vita). Dietro queste manifestazioni si intrecciano nomi e soldi. Il portavoce di ProVita, ad esempio, è il figlio del leader di Forza Nuova Roberto Fiore, Alessandro. Il presidente dell’associazione, invece, è Toni Brandi, che, insieme al presidente di Generazione Famiglia Jacopo Coghe e Filippo Savarese (dirigente di CitizenGo Italia) fanno parte della piattaforma del Wcf.
Sulla piattaforma spunta anche Novæ Terræ, che, come riferiscono Francesca Sironi e Paolo Biondani in una inchiesta per l’Espresso, avrebbe ricevuto dei finanziamenti russi per finanziare campagne contro l’aborto e contro gli omosessuali.
Legato a Novæ Terræ c’è un altro nome della galassia dell’ultracattolicesimo nostrano: dal 2015 al 2018 nella fondazione c’era l’attuale senatore leghista Simone Pillon. Grande sponsor della famiglia naturale e, soprattutto, di un ddl che porta il suo nome che introduce una serie di modifiche in materia di diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei e delle minori.
Un nome, quello di Pillon, che si candida a diventare punto di riferimento in convegni e manifestazioni che sponsorizzano famiglia naturale e battaglia al diritto all’aborto e alle coppie gay. Come quella di Verona, a cui parteciperà come nome di spicco assieme ad altri esponenti delle istituzioni, come Matteo Salvini, il ministro dell’Istruzione Bussetti e, ovviamente, Lorenzo Fontana, ministro per la Famiglia.