“Feti di plastica in busta, manuali anti-gender e volantini che sostengono che i vaccini obbligatori siano prodotti usando feti abortiti. Questo accade nel 2019 a Verona, dove spacciano per Congresso delle famiglie un consesso di disturbati oltranzisti. Con il beneplacito della Lega”. È molto dura Alessia Rotta, vice capogruppo del Pd alla Camera, in un post su Facebook in cui pubblica la foto di un volantino del movimento SìAmo, distribuito all’esterno della manifestazione tenutasi dal 29 al 31 marzo.
Il volantino parla di vaccini e feti abortiti: “Si combatte per i diritti delle donne – si legge nel testo – calpestando quelli delle mamme. I vaccini obbligatori vengono prodotti usando feti abortiti. Si omette e si giustifica tutto ciò per tutelare le case farmaceutiche. Difendiamo la maternità, pretendendo il diritto di esonero vaccinale per motivi etico-religiosi. #LibertàDiScelta”.
I volantini sono realmente esistenti, anche se non sono circolati all’interno del Congresso di Verona, bensì fuori, in piazza Bra. Il loro, dunque, è stato un tentativo di delegittimare la campagna a favore dei vaccini, legandola al tema dell’aborto, tra i punti cardine della manifestazione.
Gli esponenti di SìAmo, tuttavia, hanno anche più volte criticato gli organizzatori del Congresso delle Famiglie. Su Facebook, infatti, hanno definito “ipocriti” i relatori dell’evento, cui hanno deciso di partecipare in autonomia, dal di fuori, anche con questo volantino.
Nello stesso post, SìAmo ha chiarito ulteriormente la propria linea: “Riteniamo che stereotipare le donne che vivono il dramma di dover arrivare a rinunciare ad una gravidanza sia aberrante quanto restare totalmente silenziosi quando invece si tratta di tutelare le case farmaceutiche, che potrebbero pagare donne da far abortire per avere linee cellulari su cui produrre le vaccinazioni che nel nostro paese sono obbligatorie”.
Ma è vero che i vaccini sono prodotti con feti abortiti?
Come ricostruito dal debunker David Puente su Open, alcuni vaccini (come quelli contro rosolia e varicella) sono stati effettivamente prodotti da cellule umane (le WI-38) isolate da un feto femminile proveniente da un istituto svedese nel 1962.
Da allora, alcuni vaccini vengono prodotti sulle cellule che provengono (attraverso tantissime generazioni) da quelle donazioni degli anni Sessanta (da persone che si erano sottoposte all’interruzione della gravidanza per vari motivi).
Anche quel tipo di vaccini, tuttavia, non contiene cellule fetali o residui, che anzi provocherebbero un alto rischio rigetto da parte degli organismi che le ricevono. Da quegli episodi negli anni Sessanta, conclude Puente, “non c’è stato bisogno di ripetere tale operazione e sostenere che oggi vengano usati i feti abortiti per fare campagna anti-aborto e contro i vaccini è dannoso”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it