È iniziato a Roma il Forum Med 2015, la conferenza sul Mediterraneo. Durerà tre giorni e sarà seguita dall’incontro sulla Libia tra i ministri degli Esteri dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, insieme a quello italiano e a quelli di diversi paesi del Medioriente.
La conferenza, promossa da Italia e Stati Uniti, ha come obiettivo quello di gettare le basi per la risoluzione delle problematiche che coinvolgono diversi paesi affacciati sul Mediterraneo: i principali argomenti saranno la lotta contro l’Isis, l’avvio di una transizione politica in Siria e la nascita di un governo di concordia nazionale in Libia.
I colloqui sulla Libia dureranno l’intera giornata di domenica 13 dicembre. Vi parteciperanno l’inviato delle Nazioni Unite in Libia Martin Kobler, il segretario di Stato americano John Kerry e i suoi omologhi di Regno Unito, Cina, Francia, Russia, Italia e diversi paesi mediorientali, tra cui Egitto, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
L’obiettivo della conferenza sulla Libia, modellata sui colloqui di Vienna sulla Siria, sarà quello di dare una “spinta decisiva” per raggiungere un accordo sulla creazione di un governo di unità nazionale in Libia, che potrebbe aiutare a contenere la minaccia dell’Isis.
I funzionari italiani hanno sottolineato per mesi l’aumentare della presenza dei militanti del sedicente Stato islamico in Libia, un paese diviso tra due governi in seguito alla deposizione e successiva uccisione del dittatore Muammar Gheddafi da parte del Consiglio nazionale di transizione.
Secondo una relazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del mese di novembre, i militanti dell’Isis presenti in Libia sarebbero circa 3mila e i “meglio collegati al centro [Siria e Iraq]” tra tutti gli affiliati del sedicente Stato islamico presenti nel mondo.
Per mesi, i colloqui di pace tra il governo della Libia riconosciuto internazionalmente di Tobruk e il parlamento di Tripoli, mediati dalle Nazioni Unite, sono stati molto vicini alla creazione di un accordo tra le due parti, ma puntualmente l’accordo non è mai stato raggiunto.
Nel frattempo, l’Isis ha iniziato ad approfittare del caos presente nella regione e si è stabilito nella città costiera di Sirte, attuale roccaforte del sedicente Stato islamico nel paese e principale rifugio per i militanti dell’Isis in fuga dai campi di battaglia in Siria e Iraq.
“L’atteggiamento ostruzionista di alcune minoranze non può tirarla per le lunghe, altrimenti la situazione del paese peggiorerà sotto diversi punti di vista e la minaccia alla sicurezza potrebbe aumentare, partendo con l’Isis”, ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni in un’intervista. Ha anche aggiunto che, durante la conferenza, “si fornirà un punto di vista diplomatico e critico sulla situazione, ma l’accordo dev’essere creato dalle due controparti libiche”.
Se la conferenza dovesse aiutare la creazione dell’accordo, un nuovo governo libico unito potrebbe chiedere supporto alla comunità internazionale per mantenere la sicurezza nel paese, e ciò potrebbe comportare raid aerei sugli obiettivi del sedicente Stato islamico o la presenza di truppe di terra nella regione.
Ma, secondo Gentiloni, “è prematuro speculare su questa possibilità”. “Se ci dovesse essere una richiesta del genere, l’Italia sarebbe pronta a partecipare, ma con le condizioni che ci siano la struttura legale di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la richiesta del governo libico”, ha dichiarato Gentiloni.
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