“Io sono arrabbiata per tante cose: per come si è gestito male il mio Pd, per questo governo, per le frasi sulla famiglia del ministro Fontana”.
Abbiamo intervistato Monica Cirinnà, senatrice del Pd e prima firmataria della legge sulle unioni civili, per uno sguardo d’insieme sul nuovo governo, sugli ultimi fatti di cronaca e sulle dichiarazioni rilasciate dai ministri Salvini e Fontana in materia di diritti.
Mi sembra di avere a che fare con persone che non si rendono conto che tra la campagna elettorale e il governo c’è un abisso, vorrei dire a Salvini che il ministro dell’Interno ha come primo compito quello di dare sicurezza ai cittadini, ma la sicurezza passa anche dalla percezione, per cui se lui continua a essere incendiario, a dire ‘li manderemo via tutti’, lui non fa la sicurezza, continua a fare propaganda e non fa neanche bene il suo ruolo di ministro dell’Interno.
I più grandi ministri degli Interni della Repubblica, voglio ricordare, erano ministri silenti, parlavano poco e facevano tanto.
Salvini usa solo parole di propaganda che gli fanno comodo, vuole vincere in tutti i comuni e spazzare via ciò che resta della sinistra, che invece in alcuni enti locali è ben radicata. Di fatto vogliono portarsi a casa un’omologazione a questi contenuti pericolosissimi: dire no a Dublino è un errore vero, ma loro nemmeno studiano le carte, fare un’Europa con Orban è un errore, perché non potrai cambiare l’Europa con lui. Salvini fa un errore dopo l’altro perché non si rende conto che parlando per slogan colpisce la pancia delle persone ma in realtà poi le persone ragionano, già ieri hanno fatto la prima figuraccia: Bagnai (Lega) ha detto che la flat tax per le famiglie non la faranno, ed è quello per cui in realtà sono stati votati.
C’è una subalternità culturale fortissima, perché in realtà il M5S è di destra ma con un’identità vaga e senza ossa. Quando Massimo Franco sul Corriere della Sera dice che il movimento è di pongo, ha ragione, il movimento si adatta a quello che trova. Il punto è che i grillini sono trascinati da soggetti, con cui hanno fatto alleanza e contratto, che invece hanno un’identità fortissima, è evidente che loro rischiano di essere travolti da chi con più forza professa la sua ideologia. Grillo aveva detto’ né di destra né di sinistra’, li hanno fatti caratterizzare come il pongo.
Tra di Maio e Salvini, secondo me, c’è anche un abisso di personalità, nel senso che sono due giovani rampanti ambiziosi, ma Salvini ha dietro le spalle un movimento molto forte, strutturato, fatto di territori, di persone, fatto di migliaia di amministratori locali, alcuni anche bravi. Il M5S dietro le spalle ha una srl privata che viene governata attraverso un algoritmo, un computer, hanno poca strutturazione, pochi rappresentanti nelle amministrazioni, e tra Di Maio e Salvini c’è un abisso dal punto di vista della personalità e della cultura politica.
Se Di Maio avesse voluto fin da subito affermare il suo ruolo, ieri sarebbe andato a occuparsi dei lavoratori di Rosarno, quelli sono lavoratori come i riders. Grazie a quei ragazzi neri sfruttati dai caporali, dalla mafia, dalla camorra, noi abbiamo la frutta fresca tutti i giorni nei supermercati. Anche lui non si è espresso sulla morte del sindacalista, ma è lui il ministro del Lavoro, è lui che dovrebbe proteggerli, non è che i riders perché sono bianchi sono diversi, i lavoratori sono tutti uguali, lo dice Marx: “uomo è veramente uomo se inserito in un contesto di lavoro attuale”, cosa intendeva con la parola “attuale”? Intendeva reale, strutturato, con i diritti.
La domanda a Di Maio andrebbe posta: che differenza c’è per il ministro del lavoro tra i ragazzi di Rosarno e i riders? Di Maio ha dimostrato una subalternità culturale, lui contro gli xenofobi, i razzisti, i nazionalisti, non ce la fa, tanto che in questi cinque anni di parlamento il M5S non ha votato nessuna legge sui diritti civili.
Pentiti o non pentiti abbiamo questo governo, pentiti o non pentiti la maggior parte dell’elettorato ha votato no al referendum costituzionale perché non sopportava Renzi, il risultato è questo, hanno voluto la scissione, ma alla fine il risultato è questo, non è che uno se ne va dal Pd perché Renzi sta sulle scatole; ci sono altri rappresentanti, gli amministratori. Sono stati fatti degli errori, anche io li ho fatti, ma punire il Pd con un voto anti Renzi ha portato a questo. A portato al governo le destre.
Il Pd deve fare il congresso, deve valorizzare i suoi migliori, tra questi ascrivo due nomi: Zingaretti e Gentiloni, e deve ricordarsi che ha un’infinta comunità di donne sotto-rappresentate, ripartire dai temi che sono quelli dei diritti civili e sociali. Ma di diritti ne parla più qualcuno, dello ius soli?
Fontana è contro tutto, Fontana ha usato la parola normalità, io vorrei sapere che cos’è la normalità? Quando tu fai il ministro, giuri sulla Costituzione, la tua Bibbia diventa la Costituzione. Fontana non deve fare confusione tra religione e Stato, deve fare il ministro della Repubblica, non deve coniugare le sue due attività: ministro della repubblica è una cosa, cattolico osservante un’altra. Poi ognuno ha la sua coscienza, ma ognuno accetta i ruoli se è in grado di gestirli. Fontana, anche se non vuole, è comunque un ministro di tutti i cittadini italiani, anche di quelli che lui vuole rifiutare, è ministro di gay, lesbiche, dei neri.
La sceltà della parola “normale” non è casuale, né la scelta della parola esistere: “Le famiglie arcobaleno non esistono”. Fontana è uno colto, ha due lauree, è stato in Europa, dovrebbe saperlo che le parole sono pietre. Se dico che una cosa non esiste, vuol dire che quella cosa la voglio annullare. È la negazione anche della lotta per il riconoscimento dei diritti. Ma deve occuparsi di tutto, anche di quello che non gli piace.
Credo che avremo davanti un anno complicato, nel quale costoro dovranno assestarsi dentro ai ministero, fare oltre 300 nomine pubbliche, continuando a fare il braccio di ferro M5S-Lega per spartirsi le poltrone, arrivando a fare la campagna elettorale per l’Europa. Avremo un anno di slogan.
Ma è normale che sia Salvini che Di Maio non comunicano più né con la stampa né con i cittadini, fanno dirette su fb, da soli? Manca il confronto.
Pensiamo al canile comunale di Roma, era un modello in Europa, preso ad esempio dall’organizzazione nazionale della sanità, domenica si sono sbranati tra loro, se non ti occupi dei detenuti e degli animali, lo diceva Gandhi, il livello socio culturale del tuo luogo è molto basso. La casa internazionale delle donne è come la storia del canile: esseri viventi che chiedono diritti che poi vengono negati.
Il Movimento Cinque Stelle è di destra, non ha interesse a occuparsi di alcuni argomenti, quando il M5S, il 16 febbraio 2016, si rifiutò di firmare la mia legge lo fece dopo essersi incontrata con i vertici della curia che volevano dare una prova all’elettorato cattolico di destra, quando FI sembrava liquefatta. Hanno piazzato la Raggi e l’Appendino dando segnali di destra. Come fa una sindaca di destra ad occuparsi dei bambini arcobaleno? Fa come Fontana, fa finta di non vederli.
Le primarie sono solo un passaggio di un congresso urgente da fare, il Pd questa volta va davvero ricostruito dalle sue fondamenta e dalle sue idealità. Ognuno di noi deve dire cosa vuole che il Pd rappresenti. Su questi valori si trovano i nomi. Zingaretti benissimo, Gentiloni benissimo, Cirinnà benissimo.
In questo momento in cui abbiamo una rappresentazione politica totalmente di destra e maschile, anche dentro il Pd, ci siamo ridotte a stare nelle riserve indiane, riprendere un dialogo anche con le donne italiane, riparlare a quelle donne potrebbe essere molto importante. CI sono tante donne fortissime nel Pd, credo però che sempre prima dei nomi ci siano i temi.
Voglio mandare un messaggio a Salvini: faccia il ministro dell’Interno, faccia sentire i cittadini sicuri, la sicurezza è fatta anche di messaggi, tranquillizzanti, positivi, messaggi che dicono la verità. Salvini rassicuri il paese, senza accendere fuochi, Fontana sappia che è il ministro di tutti, anche se non gli piace, e quindi faccia anche lui delle politiche di rispetto e di uguaglianza. La smetta Fontana di parlare di normalità.