Protestano già da quattro giorni dal nord al sud d’Italia e non hanno intenzione di gettare la spugna. Per il Presidente del consiglio, Enrico Letta, si tratta di una minoranza del Paese, ma il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha parlato del rischio di una deriva ribellistica. Si tratta del “Coordinamento del 9 dicembre 2013”, meglio noto come movimento dei forconi. Ecco cosa dice di loro la stampa estera.
Secondo l’Indipendent, il movimento è comparso di sorpresa e la sua esistenza “dimostra che il populismo arrabbiato in Italia è tutt’altro che finito”. Il quotidiano parla infatti di “decine di migliaia di manifestanti politici e studenti si sono uniti i camionisti in una serie di scioperi a livello nazionale”. La cosa più interessante, per l’Indipendent, è che le linee di battaglia del movimento non sono disegnate con chiarezza e ai forconi si sono uniti gruppi di estrema destra e tifosi ultrà mentre i leader sindacali ne hanno preso le distanze, sostenendo che l’azione sia “non organizzata e senza uno scopo chiaro”.
Per il Washington Post invece lo scopo c’è ed è uno soltanto: mandare a casa tutti i politici nella speranza di porre fine al malessere del Paese. Infatti con i forconi, scrive il quotidiano, “per la prima volta in cinque anni di crisi economica in Italia una protesta mostra che una profonda rabbia verso la classe politica si sta diffondendo in tutta Italia”. Il quotidiano riporta da un lato l’esortazione di Beppe Grillo, che ha chiesto alla polizia di non interferire con i manifestanti, ma dall’altro anche l’opinione di Stefano Folli, analista del Sole24ore che ritiene che si tratti di anarchici privi di un’organizzazione unitaria, e quindi molto pericolosi.
Secondo il Telegraph l’emergere del movimento ha solo incrementato il senso di crisi in Italia, che al momento registra zero crescita economica, il 40 per cento di disoccupazione giovanile, e povertà crescente. I forconi sarebbero formati dalla “raccolta eterogenea di agricoltori e camionisti che protestano per le imposte sui carburanti, nonché da studenti, pensionati e elementi della destra neo-fascista e dell’estrema sinistra”. Tale eterogeneità rende difficile discernere gli obiettivi dei suoi sostenitori, ma fino ad ora essi hanno criticato le misure di austerità, l’appartenenza dell’Italia alla zona euro e il deterioramento del tenore di vita.
Il movimento prende il nome dal gruppo di autotrasportatori siciliani guidati da Mariano Ferro, che lo scorso anno hanno bloccato il trasporto delle merci verso la Sicilia per qualche giorno. Ma negli ultimi giorni le proteste si sono allargate comprendendo venditori ambulanti, precari, studenti, disoccupati, immigrati che hanno costituito blocchi e presidi in tutto il paese e Ferro ha voluto prendere le distanze dagli episodi di violenza. Fin’ora le città più colpite dalle proteste sono state Torino, Savona, Bari, ma marce e sit-in sono stati organizzati anche a Milano, Firenze e Palermo. Ieri inoltre a Roma i manifestanti hanno occupato per circa un’ora i binari della metro B e della Roma-Lido nelle stazioni di Garbatella e Piramide. Il movimento ha fatto sapere che per la prossima settimana intende bloccare la capitale.