Guido Rossa, il sindacalista assassinato dalle Brigate Rosse, arriva a Genova nel 1961. Assunto dall’Italsider, è iscritto al Partito Comunista e inizia a svolgere attività sindacale diventando anche delegato al consiglio di fabbrica per la Fiom-Cgil.
Il 24 ottobre 1978, insieme a un collega, denuncia Francesco Berardi, suo compagno di lavoro: in più occasioni erano stati trovati volantini di propaganda e di rivendicazione delle Br vicino alle macchinette del caffè della fabbrica.
Rossi aveva notato la presenza di Berardi nel cui armadietto, dopo la denuncia, furono trovati documenti e volantini con la stella a cinque punte. Arrestato, Berardi è condannato a quattro anni di carcere.
Il 24 gennaio 1979 Rossa muore: mentre esce dal suo appartamento in via Ischia a Genova, è ucciso da un commando mentre sale sulla sua Fiat 850 per andare al lavoro.
Gli autori del delitto sono Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi. L’idea iniziale era di gambizzarlo ma uno degli assassini, tornato indietro, gli spara al cuore.
Al suo funerale interviene anche il presidente Sandro Pertini. A dare l’ultimo saluto ci sono 250mila persone. Il 23 gennaio 2018, nel giorno della sua commemorazione, il padiglione 11 dello stabilimento Ilva di Cornigliano questa mattina era gremito: operai, istituzioni, vertici aziendali, giornalisti.
Nel 2008 la figlia di Guido, Sabrina Rossa, è stata eletta deputata per il Partito Democratico.
Il ricordo della fabbrica – “Questa è la fabbrica dell’operaio siderurgico, delegato sindacale, iscritto al Partito Comunista, del compagno Guido Rossa, caduto sotto il piombo del terrorismo”, ha ricordato Armando Palombo, Rsu Fiom Cgil aprendo la cerimonia. “Oggi, come ogni anno, lo ricordiamo”, ha aggiunto.
Il segretario della Camera del Lavoro di Genova ha poi ricordato il motivo per cui ogni anno si commemora Guido Rossa, ovvero per “non per tradizione, ma per provocare un esercizio di memoria”.
“Onoriamo un uomo, un lavoratore, un militante politico. Ebbe il coraggio di non guardare dall’altra parte quando forze eversive e oscure minacciavano la Repubblica”, ha affermato Mattarella.
“Oggi la memoria è fondamentale affinché queste forze non tornino all’attacco, la battaglia per la libertà non dà tregua, i fantasmi del passato sono sempre in agguato. E le istituzioni non devono smettere di cercare chi si è dato alla fuga”, ha detto il presidente della Repubblica.
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