il 21 febbraio, durante una direzione del Partito Democratico, il presidente della regione Puglia Michele Emiliano ha ufficialmente annunciato la sua volontà di candidarsi alla segreteria del partito nel congresso appena convocato per i mesi successivi.
Ma chi è, di preciso, Michele Emiliano?
Nato a Bari nel 1959, figlio di un ex calciatore, a 26 anni inizia la carriera di magistrato che lo porterà in diverse procure tra Sicilia e Puglia per poi venire candidato sindaco di Bari dal centrosinistra nel 2004. In questo anno, dunque, Emiliano fa per la prima volta il suo ingresso nel mondo politico, venendo eletto primo cittadino del capoluogo pugliese con il 53,8 per cento dei consensi.
Divenuto sindaco per il centrosinistra in una città storicamente più legata elettoralmente al centrodestra, Emiliano risulta molto amato tra i baresi secondo le diverse rilevazioni che monitorano l’operato dei cittadini, tanto da essere riconfermato nel 2009 per un secondo mandato. Durante il suo operato viene etichettato come un “sindaco sceriffo”, decisionista e determinato a far rispettare la legge nella sua città, anche con gesti eclatanti.
Tra i suoi provvedimenti, quello che ha avuto maggior rilevanza nazionale è stato probabilmente l’abbattimento dell'”ecomostro” di Punta Perotti, un complesso immobiliare incompiuto dagli anni Novanta il cui scheletro dominava il lungomare del capoluogo pugliese. Oltre a questo, saltano agli onori delle cronache provvedimenti quali quello “contro le occhiatacce”, in cui per prevenire lo spazio si vieta a gruppi superiori a cinque persone di sostare in piazza lanciando sguardi di sfida che impediscano la fruibilità della stessa ai cittadini, con l’obiettivo di prevenire lo spaccio di stupefacenti e riqualificare gli spazi pubblici.
Nel 2014, terminato il mandato di sindaco, ricopre per un anno la carica di assessore alla Legalità nel comune di San Severo, in provincia di Foggia, per candidarsi poi alla guida della regione Puglia con il sostegno di PD ed altre formazioni di centrosinistra. Alle elezioni, Emiliano risulta vincente con il 47 per cento dei voti, succedendo così al suo predecessore Nichi Vendola.
All’interno del PD, Emiliano risulta una figura autonoma e difficile da inserire in un’area politica specifica. Amato anche dagli elettori conservatori per via delle sue posizioni legalitarie, è anche tra i democratici uno dei più aperti al dialogo con il Movimento Cinque Stelle, tanto da aver proposto ai pentastellati un assessorato regionale – prontamente declinato – dopo la vittoria elettorale del 2015.
Nel corso del 2016, le posizioni di Emiliano hanno iniziato a scontrarsi sempre più spesso con quelle dell’allora premier Matteo Renzi. Il primo importante terreno di scontro è stato il referendum sulle trivelle del 17 aprile, in cui il leader del PD sostenne l’astensione mentre il presidente dell Puglia sostenne apertamente il Sì, al punto che la sua regione fu la seconda per affluenza a livello nazionale dopo la Puglia.
La grande rottura è arrivata però sul referendum costituzionale del 4 dicembre, in cui Emiliano fu uno dei pochi esponenti democratici a sostenere apertamente il No.
Dopo questo appuntamento, il governatore pugliese è stato particolarmente vicino agli esponenti della minoranza PD nel chiedere un congresso per ridiscutere linea e leadership nel partito. A inizio febbraio 2017, il culmine di questo connubio arrivò con la partecipazione di Emiliano a un evento politico al Teatro Vittoria di Roma al fianco di Enrico Rossi e Roberto Speranza, alla presenza anche dell’ex segretario Pierluigi Bersani.
Nei giorni successivi, tuttavia, mentre Rossi, Bersani e Speranza hanno annunciato di lasciare il PD in rottura con la gestione di Renzi, Emiliano – che inizialmente sembrava destinato a seguirli – decide invece di restare nel partito, non vedendo le condizioni né la necessità per una scissione, e decide di candidarsi alla segreteria.
Emiliano è attualmente al centro di un procedimento del Consiglio superiore della magistratura legato alla possibile incompatibilità tra la sua iscrizione al PD e il suo ruolo di magistrato. Quando nel 2004 si candidò sindaco di Bari, infatti, non lasciò la magistratura, ma si mise in aspettative, rimanendo a tutti gli effetti un magistrato, cosa che sarebbe incompatibile con la militanza attiva in un partito. Emiliano tuttavia si è detto fiducioso del giudizio del CSM in cui ripone fiducia.
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