Il 19 maggio 2016 è morto lo storico leader radicale Marco Pannella, simbolo della difesa dei diritti civili. Nel corso della sua vita, ha portato avanti battaglie controverse ma fondamentali, centrali per il dibattito pubblico italiano degli ultimi decenni.
Era malato da tempo, lottava contro due tumori, negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate considerevolmente. È scomparso in ospedale a Roma.
Nato a Teramo nel 1930, il suo nome di battesimo era Giacinto e nel 1955 fu tra i fondatori del Partito Radicale, appena nato da una scissione all’interno del Partito Liberale Italiano.
Proprio con questo partito, iniziò a sostenere battaglie laiche e in favore dei diritti civili, a partire da quella sul divorzio, sostenendo prima la legge Fortuna nel 1965 – con cui fu istituito il divorzio – e successivamente il referendum contro la sua abrogazione nel 1974.
Grazie anche a queste battaglie, nel 1976 i radicali riuscirono per la prima volta a eleggere alcuni rappresentanti in parlamento, tra cui lo stesso Pannella.
Fortemente contrario ai governi della Democrazia Cristiana e al loro dialogo col Partito Comunista Italiano, durante i cosiddetti anni di piombo, caratterizzati da una violenza politica, si fa promotore di un’opposizione nonviolenta alle leggi sull’ordine pubblico del governo.
Tra le iniziative nonviolente vi fu la violazione del divieto di manifestazioni imposto nel 1977 dal ministro dell’Interno Francesco Cossiga, in cui rimase uccisa la giovane studentessa Giorgiana Masi.
Con la regolarizzazione dello strumento referendario avvenuta negli anni Settanta, Pannella, da leader del Partito Radicale, lanciò una lunga serie di raccolte firme per promuovere consultazioni per l’abrogazione di diverse leggi.
Nel 1978, ad esempio, promosse ben otto quesiti referendari, anche se alla fine solo due vennero ammessi: quello sulla legge Reale sull’ordine pubblico e quello sul finanziamento pubblico ai partiti, entrambi respinti.
Tra le altre iniziative nonviolente vi furono anche i suoi scioperi della fame e della sete, effettuati per porre l’attenzione su numerosi temi, come l’amnistia e i diritti dei carcerati.
Nel 1981, quando il Movimento per la Vita promosse il referendum per abolire la legge sull’aborto, i radicali ne promossero uno parallelo – che venne respinto – per abolire ogni restrizione esistente all’interruzione della gravidanza.
Negli anni Ottanta, il Partito Radicale su iniziativa di Pannella diede inizio a nuove campagne, a partire da quella ambientalista e anti-nuclearista. I radicali contribuirono così alla nascita delle liste verdi, mettendo anche a loro disposizione il simbolo del sole che ride.
Anche per questa ragione, sempre in quegli anni Pannella promosse la trasformazione della struttura del Partito Radicale, che divenne “transnazionale e trans-partito”, accettando la doppia tessera, decidendo di non presentarsi più alle elezioni come “Partito Radicale” ma sotto altre denominazioni o ospite in altre liste, anche per dare visibilità ad alcuni importanti temi.
Tra queste battaglie, quella contro il giustizialismo, quella per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, quella per una legge elettorale maggioritaria con collegi uninominali e quella contro il finanziamento pubblico ai partiti.
Nel 1992 Marco Pannella venne eletto presidente della XIII Circoscrizione di Roma, quella che comprende la zona di Ostia e Acilia. Durante questo incarico, mantenuto solamente per circa cento giorni, si batté principalmente contro l’abusivismo edilizio e contro la corruzione.
Nel 1994, nell’ottica di un programma liberale, Pannella decise di allearsi con Silvio Berlusconi. Tuttavia, il suo partito non raggiunse il nuovo quorum del 4 per cento e non venne rieletto in parlamento. Nel 1996, sempre nell’ambito del centrodestra, creò una lista comune con lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, la lista Pannela-Sgarbi, che neanche questa volta raggiunse il quorum.
Nel 1999, invece, grazie anche alla campagna per l’elezione a presidente della Repubblica di Emma Bonino e a una forte presenza pubblicitaria nelle reti televisive, i radicali – presentatisi con il nome di Lista Emma Bonino – raggiunsero il loro massimo storico con oltre il 9 per cento dei voti.
Nel 2006 Pannella e i radicali tornarono nell’ambito del centrosinistra, creando una lista comune con i Socialisti Democratici Italiani (Sdi), chiamata Rosa nel Pugno, che tuttavia non ottenne il consenso sperato e terminò la propria esperienza subito dopo le elezioni.
Nel 2008, invece, i radicali furono ospitati nelle liste del Partito Democratico, il cui regolamento non permise però la candidatura di Marco Pannella dal momento che aveva già svolto numerose legislature da parlamentare.
L’ultima grande battaglia di Marco Pannella, invece, fu quella per l’amnistia, per cui nel 2011 mise in atto il suo più lungo sciopero della fame, durato quasi tre mesi.