Per 1.6 miliardi di persone nel mondo giovedì 18 giugno è cominciato il mese sacro del Ramadan. In Egitto gli orologi sono tornati indietro di un’ora per accorciare le giornate, il jingle delle radio giordane è Sounds good, it’s Ramadan e i ristoranti nelle periferie di Istanbul a pranzo restano chiusi oppure servono solo cibo da asporto.
Tutti parlano del mese di digiuno, ma pochi sanno come funziona esattamente. Qui ci sono alcune cose, non necessariamente scontate, da sapere a riguardo:
Cos’è il Ramadan?
Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico e dura circa trenta giorni.
Cosa significa calendario islamico?
Il calendario islamico è un calendario lunare in cui l’anno zero corrisponde al 622 d.C., anno in cui il profeta Maometto e i primi devoti musulmani si trasferirono dalla città di Mecca a quella di Medina, nella emigrazione storica nota come l’Egira. Per i musulmani l’anno corrente è il 1436.
Perché il Ramadan non è mai nello stesso periodo dell’anno?
Il calendario lunare dura circa dieci giorni in meno rispetto a quello solare gregoriano utilizzato nella maggior parte del mondo. Ogni anno, quindi, tutti i mesi islamici arrivano con dieci giorni di anticipo rispetto all’anno precedente.
Perché è un mese sacro?
Secondo la tradizione islamica, i primi versi del Corano furono rivelati al profeta Maometto proprio durante il Ramadan, nella notte di Laylat al-Qadr, che corrisponde a una delle notti dispari negli ultimi dieci giorni del mese. I musulmani credono che in questa notte Dio perdoni ogni peccato e esaudisca ogni desiderio, ma non avendo la certezza di quale notte si tratti esattamente, i fedeli passano tutte le notti dispari degli ultimi dieci giorni a pregare.
In cosa consiste il digiuno?
Il digiuno è spesso largamente inteso come un’astinenza dal cibo, ma non è solo questo. I digiuni del Ramadan prevedono che ci si astenga dal bere, mangiare, avere rapporti sessuali, mentire, fumare, usare un linguaggio scurrile e fare la guerra, laddove fare la guerra si può anche riferire all’atto di tagliare un albero. Bisogna essere più devoti possibile, fare beneficenza e passare molto tempo a leggere il Corano e meditare. Il Corano è diviso in 30 parti uguali chiamate juz’, e molti fedeli ne leggono una al giorno in questo mese.
Quanto dura il digiuno?
Il digiuno comincia prima dell’alba e termina dopo il tramonto. Non bisogna mangiare o bere nulla nelle ore di luce. In Italia, nel 2015, bisogna smettere di mangiare per le 3:15 di mattina e riprendere a farlo dopo le 20:45. Nei Paesi più a nord, dove durante l’estate il sole non tramonta o tramonta solo brevemente, si tendono a rispettare gli stessi orari della Mecca.
Chi deve digiunare?
Il digiuno in questo mese è obbligatorio per tutti i fedeli che possono sostenerlo. Bambini, anziani, persone malate, viaggiatori e donne incinte, in fase di allattamento o mestruate, sono esenti dall’obbligo religioso.
Cosa succede se non si rispetta il digiuno?
Se una persona non è in grado di digiunare può decidere se recuperare i digiuni durante l’anno, prima dell’arrivo del prossimo Ramadan, o se dare un pasto a un povero per ogni giorno di digiuno che salta.
Perché si digiuna?
Per disciplinarsi e purificarsi. I musulmani imparano a controllare le loro voglie e reprimere i loro istinti. Imparano a essere padroni di se stessi e si avvicinano a Dio.
Si può mangiare qualsiasi cosa al termine del digiuno?
Sì. Dopo aver recitato una brevissima preghiera, si è soliti mangiare datteri o bere acqua per aprire il digiuno, come faceva il profeta Maometto. Segue poi un pasto abbondante.
Cosa succede dopo l’ultimo giorno di digiuno?
Si festeggia. La festa che cade alla fine del Ramadan si chiama Eid ul Fitr. I festeggiamenti cominciano con il sorgere della luna nuova. Durante l’Eid, i musulmani indossano i loro vestiti migliori, partecipano in processioni religiose, si scambiano regali, passano del tempo con la loro famiglia, mangiano abbondantemente e si augurano a vicenda Eid mubarak, ovvero “buon Eid“. La maggior parte dei fedeli dona soldi in beneficenza per assicurarsi che anche i meno fortunati possano festeggiare.
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