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Sentenza Cassazione: “Se la vittima è ubriaca, lo stupro di gruppo è senza l’aggravante”

La Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la responsabilità di due imputati condannati a 3 anni di reclusione dalla Corte d'appello di Torino per violenza sessuale su una donna avvenuta nel 2009 ma ha annullato l'aggravante

Di Laura Melissari
Pubblicato il 16 Lug. 2018 alle 18:44 Aggiornato il 18 Lug. 2018 alle 08:59

“Non può essere contestata l’aggravante di aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche a chi viene condannato per violenza sessuale di gruppo, nel caso in cui la vittima del reato abbia consumato consapevolmente alcool in eccesso. A dirlo è la Corte di Cassazione con una sentenza emessa dalla terza sezione penale della Cassazione.

La Suprema Corte ha confermato la responsabilità di due imputati condannati a 3 anni di reclusione dalla Corte d’appello di Torino per violenza sessuale su una donna avvenuta nel 2009, ma ha annullato con rinvio la pronuncia dei giudici di secondo grado per quanto riguarda l’aggravante di “aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche”.

“Si deve rilevare che l’assunzione volontaria dell’alcool esclude la sussistenza dell’aggravante, poiché la norma prevede l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti (o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa)”.

L’uso delle sostanze alcoliche, spiega la Cassazione, “deve essere quindi necessariamente strumentale alla violenza sessuale, ovvero deve essere il soggetto attivo del reato che usa l’alcool per la violenza, somministrandolo alla vittima; invece l’uso volontario, incide si’, come visto, sulla valutazione del valido consenso, ma non anche sulla sussistenza dell’aggravante”.

La sentenza 32462 della terza sezione penale è stata accolta in maniera negativa dal Partito democratico.  Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Pd, ha dichiarato: “sul corpo e sulla vita delle donne la cultura, soprattutto quella giuridica, non avanza di un passo, anzi. La sentenza della Cassazione ci porta in dietro di decenni”.

“Era il 1999 quando i giudici della Corte di Cassazione sentenziavano che se la vittima porta i jeans non può essere stupro, poi nel 2006 riconoscevano le attenuanti per la ‘minore gravita’ del fatto’ perché la ragazza di 14 anni violentata dal patrigno non era più ‘illibata”, sottolinea la deputata pd.

“Oggi come allora si trovano attenuanti, come l’aver bevuto volontariamente, a un reato tanto odioso quanto grave. È una sentenza che rischia di vanificare anni di battaglie. La violenza fisica e psicologica è difficile da superare e altrettanto da denunciare. Sentenze come questa non aiutano le donne nel loro percorso”, conclude Rotta.

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