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La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per il caso Abu Omar

Il governo italiano, colpevole del coinvolgimento nel rapimento da parte della Cia dell’imam egiziano nel 2003, dovrà pagare un risarcimento

Di TPI
Pubblicato il 24 Feb. 2016 alle 10:43

La Corte europea dei diritti dell’uomo il 23 febbraio 2016 ha condannato l’Italia per il suo coinvolgimento nel rapimento da parte della Cia dell’imam egiziano Abu Omar nell’operazione di extraordinary rendition del 2003. 

Hassan Mustafa Osama Nasr, noto anche come Abu Omar, era stato rapito per strada a Milano e portato in Egitto, dove ha raccontato di essere stato torturato per sette mesi. 

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha dichiarato che l’Italia, che aveva concesso lo status di rifugiato all’imam, era consapevole che l’uomo fosse vittima dell’operazione di extraordinary rendition, un’azione di detenzione extralegale, condotta dalla Cia. 

“Le autorità italiane avevano il dovere di adottare le misure appropriate per garantire che le persone sotto la loro giurisdizione non venissero sottoposte a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”, si legge nella sentenza.

Il ministero degli Esteri italiano ha rifiutato di commentare la sentenza. All’epoca dei fatti il ministro degli Esteri era Franco Frattini, del governo Berlusconi. 

La Cedu ha ordinato all’Italia a pagare un risarcimento di 70 mila euro ad Abu Omar, con l’accusa di averlo “consapevolmente esposto a un rischio reale” di trattamenti contrari alle leggi contro la tortura.

E al pagamento di altri 15 mila euro alla moglie di Omar, e 30 mila euro in comune alla coppia. 

Nel 2009 l’Italia aveva condannato 22 agenti della Cia e un ufficiale dell’esercito per il rapimento di Abu Omar in un caso che ha causato tensione diplomatica tra Roma e Washington, anche se nessuno dei 23 è stato mai arrestato in Italia.

Il processo è stato il primo del suo genere contro le extraordinary rendition praticate dall’amministrazione dell’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001. 

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