Nel “vademecum” di Rocco Casalino ai parlamentari del Movimento 5 stelle su quando parlare alla stampa, cosa dire e come farlo, ampio risalto è dato alla figura di Matteo Salvini.
Evidentemente il consolidarsi della Lega come primo partito nei sondaggi spaventa e non poco i vertici del Movimento: da qui, considerando l’avvicinarsi delle elezioni europee, la necessità di iniziare ad attaccare (anche) l’alleato di governo.
E, per farlo, è il momento di battere su due temi, storicamente propri del Movimento 5 stelle, che vedono le due forze politiche su due fronti se non opposti almeno distanti: trivelle e Tav.
“Siamo coerenti con la nostra linea di sempre” scrive Rocco Casalino nel vademecum trovato da un cronista di Repubblica, (volutamente?) abbandonato da un parlamentare 5 stelle su uno dei divani di Montecitorio. [Scarica qui il documento completo]
“Grazie all’emendamento del Governo al decreto Semplificazioni blocchiamo 36 richieste i permesso per trivellare i nostri mari e i nostri terrori”.
Dopo aver rivendicato il risultato raggiunto, il “consiglio” è di attaccare la Lega e, in particolare Matteo Salvini che “hanno dichiarato” si ricorda nel documento “che quest’intervento sarebbe poco intelligente e potrebbe bloccare lo sviluppo del Paese”.
“Forse sarebbe il caso che la Lega si ricordasse del fatto che fino all’altro ieri Salvini indossava le magliette ‘no trivellazioni’ e faceva campagna per il referendum contro le trivellazioni”. Perché “la sua posizione, portata avanti da sempre e scritta nero su bianco anche nel Contratto di Governo, in cui si parla di uscire dal carbone e dalle fonti fossili inquinanti e di Green economy, è stata sempre contro le trivellazioni”.
Ed eccoci alla domanda da fare, che ci si trovi in un talk show, in un dibattito politico o in una semplice intervista: “Ora cosa è successo? La Lega è diventata favorevole all’inquinamento e contraria alla creazione di più posti di lavoro?”.
Dalle trivelle alla Tav, la musica non cambia. L’importante è ricordare che sul tema “il Governo ha le idee molto chiare: come scritto nel contratto di governo, siamo impegnati a ridiscutere integralmente il progetto con la Francia”. Perché “parliamo di un’opera progettata 30 anni fa e che vedrebbe la luce tra più di 20 anni”.
La linea è “attendere l’esito dell’analisi costi-benefici” ma intanto, in caso di attacco da parte dell’alleato, con dichiarazioni come “se l’opera è a metà è più utile finirla, che fermarsi”, la risposta deve essere la seguente: “Sappiamo bene che non è stato scavato neanche un centimetro di tunnel di base”.
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