“Ho 20 anni e un bambino di 6 mesi. Ho saputo da Facebook e dai giornali che c’era una casa libera e che i rom erano andati via. Non sapevo che fosse stata assegnata ai rom. Siccome ho un bimbo piccolo e vivo con altre sei persone in una casa con due camere ho occupato quell’appartamento, ma poi sono uscita subito”.
A parlare a TPI è Noemi, la ragazza di Casal Bruciato che ha lasciato un appartamento destinato dal Comune a una famiglia di rom. Una circostanza che ha scatenato le proteste di alcuni residenti del quartiere.
Questi ultimi chiedono che sia Noemi ad entrare nella casa popolare e protestano contro l’arrivo dei rom. Lei spiega a TPI: “Ora sto aspettando, vorrei che mi dessero le chiavi per rientrare”.
Le proteste, a Casal Bruciato, sono iniziate nel pomeriggio di domenica 7 aprile e sono proseguite per tutta la giornata di lunedì 8.
Come successo a Torre Maura, anche in questo caso la violenza e la rabbia degli abitanti hanno avuto la meglio: dopo l’intervento dei carabinieri della stazione Roma Prenestina, la famiglia rom è stata costretta a lasciare l’alloggio popolare che aveva appena ottenuto.
La protesta, anche qui analogamente a Torre Maura, è stata appoggiata da militanti di Forza Nuova e di CasaPound.
TPI ha intervistato Mauro Antonini, coordinatore regionale di CasaPound: “I cittadini di Casal Bruciato si ribellano all’assegnazione ai rom di quella casa popolare. La famiglia italiana di Noemi è entrata nell’appartamento. Per i cittadini di Casal Bruciato sono meglio persone che sentono più consone al loro concetto di vicinato e concittadinanza”.
“Il Comune però dice: rispettiamo le graduatorie e facciamo entrare i rom – continua Antonini – Per noi questa legge è sbagliata, la politica ha calato queste decisioni dall’alto, sulle spalle dei cittadini. I cittadini romani veri non hanno gli stessi diritti dei rom e non possono beneficiare di queste assegnazioni. I criteri vanno rivisti”.