Tre carabinieri, in servizio, intenti però a guardare lo smartphone. Lo scatto che da settimane imperversa sui social costa caro ai militari. Dal Comando generale dell’Arma è infatti arrivata una nuova dispozione che, di fatto, vieta l’uso dello smartphone in servizio.
La notizia, riportata dal Corriere della Sera, è quella di una vera e propria stretta decisa dai vertici dell’Arma. E la circolare ha il tono perentorio: “Lo svolgimento di qualsiasi attività di servizio, specie in ambiente esterno, richiede la massima concentrazione” affinché non risulti “compromessa” la soglia di “vigile attenzione richiesta”.
Perché, per “cogliere tempestivamente gli accadimenti che si verificano nei pressi”, valutarne rapidamente le conseguenze e decidere o meno di intervenire, bisogna stare con lo sguardo fisso sulla strada. E non sullo smartphone.
Perché qualsiasi “dispositivo di connettività mobile” si legge nella circolare, “per finalità non riconducibili al servizio in atto” distoglie l’attenzione “dagli accadimenti”. E aumenta i fattor di rischio per il personale, “soprattutto con riferimento alle situazioni caratterizzate da maggiore imprevedibilita”.
Nella circolare si parla esplicitamente, segno che nessuno è ormai “immune” dai rischi della tecnologia, di “prolungate conversazioni private”, di “compulsiva verifica di chat, messaggi e applicazioni”. Tutti fattori che condizionano la concentrazione.
C’è poi la questione dell’immagine dell’Arma dei Carabinieri da tutelare, visto i commenti “sfavorevoli” nell’opinione pubblica “circa le modalità di esecuzione dei servizi, diffusi in rete anche con relativa documentazione video e fotografica”.
Da qui la decisione: i carabinieri di pattuglia o, più genericamente, in servizio, dovranno tenere lo sguardo ben lontano dagli schermi degli smartphone se non per “finalità riconducibili al servizio in atto”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it