“Bisogna scegliere sempre da che parte stare. Qualcuno ha scelto di stare dalla parte dei delinquenti, dalla parte di un assassino, io sto con il cuore e con la mente dalla parte dei carabinieri. Bisogna indignarsi per un lenzuolo bianco sopra il corpo di un carabiniere, non per la benda sugli occhi di un assassino”.
Questi sono alcuni passaggi del discorso di Elvy Bentani, sindaco di Solesino (in provincia di Padova), che ha parlato domenica scorsa per onorare la memoria del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso nella notte di venerdì 26 luglio, mentre si trovava insieme al suo collega Andrea Varriale in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati a Roma.
(Il discorso integrale è stato trascritto di seguito).
Un commiato per la precoce morte del giovane carabinere e una ghiotta occasione per attaccare violentemente il PD e promuovere nuove leggi e disposizioni ferree.
Eh sì, perché il sindaco in questione, eletto nel 2018 con la lista Insieme per Solesino, non ha risparmiato parole dure per gli esponenti del Partito Democratico che, a suo dire, hanno dimostrato di non solidarizzare con la famiglia della vittima, ma di essersi scagliati contro l’Arma dei carabinieri per la bendatura dell’indagato Christian Gabriel Natale Hjort durante un interrogatorio.
“Anche in questo triste episodio è sbalorditivo l’atteggiamento tenuto dalla sinistra italiana in quanto, dopo l’arresto degli assassini, ha immediatamente spostato l’attenzione sul comportamento dei carabinieri, inscenando una sorta di processo mediatico per una foto dell’assassino bendato apparsa sui giornali.
Dalla sinistra italiana neanche una parola di solidarietà alla famiglia, ma solo accuse all’arma dei carabinieri. Questi signori si dovrebbero vergognare. A chi si lamenta della bendatura di un assassino, vorrei ricordare che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere, un servitore della patria, ucciso barbaramente durante l’espletamento del suo amato lavoro per garantire sicurezza a tutti noi.
Bisogna indignarsi per un lenzuolo bianco sopra il corpo di un carabiniere, non per la benda sugli occhi di un assassino”, afferma Elvy Bentani.
Mi dispiace, signor sindaco, ma ciò che trovo davvero incredibile è come anche in una circostanza del genere si trovi il modo per attaccare i propri avversari politici, suggerendo, peraltro, di ignorare le regole di uno stato di diritto nel quale viviamo, che vietano procedure lesive della dignità personale.
C’è un passaggio molto interessante di alcune dichiarazioni rilasciate ad Agi dall’avvocato Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali, il quale spiega in modo cristallino la questione: “La foto dell’americano portato in caserma bendato e con i polsi legati dietro la schiena è una cosa di una gravità straordinaria. Uno Stato che vuole far rispettare le sue leggi, che vuole essere forte e credibile anche nei confronti di chi è sospettato di averle violate, deve lui per primo rispettare le regole. Se non si comprende questo concetto non si va da nessuna parte”.
La tentazione di appellarsi alla “legge del taglione” o di cadere in un imbarbarimento collettivo è alta. Moltissime persone, di fronte a una perdita di questo tipo – così come di fronte a molte altre ingiustizie consumatesi nel nostro Paese – hanno sentito l’impulso (forse primordiale) di vedere assassini, violentatori, aggressori messi alla gogna, umliati, rinchiusi in una cella e privati per sempre della libertà. Come lei stesso ha esortato a fare. Ed è forse comprensibile.
Ma lei è un uomo delle istituzioni.
Viviamo in un Paese dove, per fortuna, si crede ancora nel recupero sociale delle persone, un Paese dove non si “marcisce” in carcere, ma si sconta la pena dovuta e si cerca di riparare ai propri errori, anche a quelli irreparabili, come una vita strappata al suo meritato destino.
Nessuna clemenza per chi ha ucciso Mario Cerciello Rega, ma che si evitino processi sommari, e soprattutto, si eviti di cercare colpevoli di serie A e colpevoli di serie B.
Non deve e non esiste nazionalità di fronte ai reati commessi. Siamo uguali di fronte alla legge e con la stessa veemenza un uomo delle istituzioni deve chiedere giustizia per i carabinieri, i poliziotti uccisi dalla camorra, dalla mafia, dalle organizzazioni criminali che ogni giorni divorano il nostro Paese.
Ha ragione sindaco, “è tempo di cambiare”. Ma non in peggio. Difendiamo le nostre leggi, il nostro Paese e chi ogni giorno mette a rischio la propria vita per la nostra libertà.
“Un plauso all’Arma dei Carabinieri per essere riusciti ad arrestare l’assasino e il suo complice. Rivolgo però un appello a chi li giudicherà. Siano più intransigenti possibili. Questi assassini meritano il carcere a vita. Chi viene in Italia deve rispettare il paese che lo ospita, le sue leggi, le sue regole.Violenza, azioni criminali e omicide sono intollerabili e vanno represse con leggi forti, severe, chiare e immediatamente applicate. Senza nessun sconto di pena.
È tempo di cambiare, non deve più passare l’idea che in Italia si possa fare come si vuole, che si possa tollerare un dolore così grande, che si possa uccidere un nostro carabiniere e si pensi di passarla liscia.
Da cittadino italiano, da sindaco e uomo delle istituzioni, io non ci sto. Lo Stato italiano deve a tutti i costi proteggere chi ci proteggere, le nostre forze dell’ordine dai criminali e dagli assassini.
Devono marcire in carcere gli assassini. Basta piangere i servitori dello Stato.
Giovani eroi, figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita.
Il cuore di Mario è stato infranto da 11 coltellate, è forse giusto che noi tutti si eviti di dargli la 12esima coltellata al suo cuore d’oro. Riconoscenza e rispetto. Rispetto per i carabinieri.
Anche in questo triste episodio è sbalorditivo l’atteggiamento tenuto dalla sinistra italiana in quanto, dopo l’arresto degli assassini, ha immediatamente spostato l’attenzione sul comportamento dei carabinieri, inscenando una sorta di processo mediatico per una foto dell’assassino bendato apparsa sui giornali.
Dalla sinistra italiana neanche una parola di solidarietà alla famiglia, ma solo accuse all’arma dei carabinieri. Questi signori si dovrebbero vergognare. A chi si lamenta della bendatura di un assassino, vorrei ricordare che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere, un servitore della patria, ucciso barbaramente durante l’espletamento del suo amato lavoro per garantire sicurezza a tutti noi.
Bisogna indignarsi per un lenzuolo bianco sopra il corpo di un carabiniere, non per la benda sugli occhi di un assassino.
Bisogna scegliere sempre da che parte stare. Qualcuno ha scelto di stare dalla parte dei delinquenti, dalla parte di un assassino, io sto con il cuore e con la mente dalla parte dei carabinieri.
Ogni cittadino italiano e ogni politico dovrebbe provare un senso di riconoscenza per questi veri e propri angeli in divisa”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it