Nei primi giorni del 2017 è cominciata la distribuzione della cannabis prodotta in Italia dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, come da accordi firmati il 18 settembre 2014 tra il ministro della Salute e il ministro della Difesa e poi sanciti dal decreto ministeriale del 9 novembre 2015. Una scelta storica che sancisce, almeno in parte, l’indipendenza italiana dall’importazione di cannabinoidi dall’estero.
La cannabis terapeutica di provenienza olandese (Bedrocan BV) da marzo 2016 viene venduta nelle farmacie italiane ad un costo di circa 19-22 euro per grammo. Con la produzione italiana, l’approvvigionamento dall’estero dovrebbe progressivamente diminuire, fino ad essere sostituito completamente dalla produzione italiana.
Cos’è la cannabis terapeutica
Secondo quanto specificato dal ministero della salute, la cannabis esteticamente sarà “costituita da infiorescenze femminili non fecondate, essiccate e macinate”.
La cannabis terapeutica prodotta dallo stabilimento è una varietà indicata dalla sigla FM2, ossia farmaceutico militare con 2 principi cannabinoidi contenuti: il THC e il CBD.
Il tetraidrocannabinolo (THC) è responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis, ha effetti “antidolorifici, antinausea, antiemetici, anticinetosici, stimolanti l’appetito e ipotensivi sulla pressione endooculare”
Il cannabidiolo (CBD) ha invece un effetto “antinfiammatorio, analgesico, antinausea, antiemetico, antipsicotico, anti ischemico, ansiolitico e antiepilettico”.
La qualità prodotta dallo stabilimento fiorentino dovrebbe contenere tra iI 5 e l’8 per cento d THC e tra il 7,5 ed il 12 per cento di CBD. La cannabis è indicata per diverse tipologie terapeutiche, gli usi consentiti dal decreto sono:
– Dolore (neuropatico, oncologico)
– Spasticità dal Sclerosi Multipla
– Nausea e vomito in chemioterapia
– Stimolazione appetito nell’AIDS o cancro o anoressia nervosa
– Sinodrome di Tourette
– Glaucoma resistente
Metodi di utilizzo
Secondo quanto previsto dalla legge e come confermato dal dottor Ternelli, proprietario della farmacia e del laboratorio a Reggio Emilia che da anni segue pazienti che necessitano cure a base di cannabis, i metodi raccomandati e noti delle infiorescenze femminili essiccate sono due: orale ed inalatorio.
Orale: tisana (almeno 40 minuti di preparazione), decotto, capsule, olio, resina.
Inalatorio: vaporizzazione, sigaretta elettronica.
“Attualmente la metodologia di assunzione più diffusa”, spiega il dottor Ternelli, “è in forma di capsule o gocce, poiché per tisane e decotti, ad esempio, i tempi di preparazione sono molto lunghi, diversi dalle classiche tisane, e il paziente deve assumerla più volte al giorno”.
Prezzo alle farmacie
La vendita vera e propria dovrebbe cominciare il 9 gennaio e sarà distribuita dallo stabilimento chimico farmaceutico militare direttamente alle farmacie. I primi 20 chilogrammi prodotti e immessi sul mercato – come precisato da una nota del ministero della Salute – costeranno 6,88 euro al grammo più Iva al 22 per cento.
La cannabis per uso non terapeutico
A luglio del 2016 era entrato in discussione alla Camera dei deputati un testo di legge che promuoveva la legalizzazione del consumo della cannabis ( già presentato a settembre del 2015) ma le migliaia di emendamenti presentati dalla maggioranza del governo ne ha di fatto bloccato l’approvazione. L’aula l’ha rimandato in commissione ed oggi non è stata ancora prevista una nuova discussione.
La proposta di legge che prevede anche delle semplificazioni per l’uso della cannabis a scopo terapeutico, quindi, non ha fatto passi in avanti: diversi parlamentari di sinistra Italiana e di Possibile, ma anche alcuni deputati del Partito Democratico, avevano presentato a novembre 2016 un emendamento per creare un monopolio statale sulla cannabis (come avviene per i prodotti del tabacco) e destinare gli introiti alle zone terremotate. L’emendamento è stato bocciato dal Partito Democratico insieme alla Lega il 20 novembre in commissione Bilancio della camera.
Il caso di Fabrizio Pellegrini
Fabrizio Pellegrini è un 47enne della provincia di Chieti che l’8 giugno del 2016 è stato arrestato per aver coltivato alcune piantine di cannabis: la definizione precisa è “presunto tentativo di coltivazione di cannabis”, poiché, come spiega stesso Fabrizio a TPI, le piante erano ancora allo stato di germogli. L’uomo le coltivava per provare a lenire il dolore, insopportabile, che gli provoca la fibromialgia.
La fibriomialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolare cronico, diffuso, fluttuante e migrante, associato a rigidità, astenia, insonnia o disturbi del sonno.
Per ovviare ai dolori provocati da questa malattia, l’Asl locale ha certificato la necessità di una terapia a base di cannabinoidi dal costo di 500 euro al mese, ma Fabrizio è indigente anche a causa della fibromialgia che ostacola possibilità di lavorare. Per lui la Regione Abruzzo non ha mai attivato il fondo, 50mila euro, previsto da una legge regionale, la più avanzata in Italia.
“Fin da bambino ho allergie certificate ai farmaci cortisonici, agli antidolorifici e un’asma bronchiale che però sta andando via”, ha spiegato, “l’utilizzo dei cannabinoidi è necessario”.
Fabrizio è uscito dopo due mesi di detenzione e da cinque sta scontando la pena dei domiciliari presso una casa alloggio fornita da parroci e diaconi di Crevalcore, una località in provincia di Bologna.
L’uomo non sa dire quanto ancora deve scontare, sta aspettando il terzo grado di giudizio, secondo quanto spiega a TPI “dovrebbero mancare due anni di domiciliari, ma la pena potrebbe essermi ridotta della metà”.
Per curarsi Fabrizio sta ancora aspettando la richiesta di ottemperanza da parte dell’ospedale di Chieti per ottenere la cannabis gratuitamente dalla farmacia olandese, ma la procedura è molto lenta e nel frattempo è costretto a procurarsi la cannabis terapeutica a pagamento, grazie anche al sostegno economico di alcuni amici e difensori.
Tra i suoi sostenitori ci sono Andrea Trisciuoglio del partito dei Radicali italiani e segretario dell’associazione LaPiantiAmo, affetto da sclerosi multipla che in passato sospese la sua terapia a base di cannabinoidi come forma di protesta per chiedere la scarcerazione di Pellegrini. Insieme a lui Norberto Guerriero e Rita Bernardini, ex segretaria dei Radicali italiani.
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