Il Consiglio Superiore di Sanità ha dato parere negativo sulla vendita della cannabis light. Il motivo è di tipo precauzionale: secondo il Css, ci sono soggetti che potrebbero essere particolarmente esposti agli effetti della cannabis, anche con un basso livello di Thc.
Si tratta ad esempio di donne incinte, anziani o persone affette da specifiche patologie.
Il parere, di tipo consultivo, era stato richiesto a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute. Il Consigio Superiore di Sanità auspica “che siano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti”.
Per il Css “la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può essere esclusa”.
“La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni- si legge nel parere – non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine”.
Ora sarà il ministero della Salute a dover decidere se accogliere o meno il parere.
Il 24 maggio scorso, con una circolare, il ministero dell’Agricoltura aveva certificato ufficialmente che produrre e vendere cannabis light in Italia è legale.
La legge sulla possibilità di produzione e consumo di marijuana light era già in vigore, nel nostro paese, dal gennaio del 2017, ma c’erano ancora molte incertezze su alcuni punti specifici di quella stessa legge.
Un’incertezza che, tra le altre cose, allarmava non poco i coltivatori e tutti coloro che lavorano anche solo come rivenditori. La nuova legge aveva infatti portato diverse persone ad investire in questo settore, considerato, per ovvie ragioni, in grande crescita.
Cos’è la marijuana legale (cannabis light)
La cannabis legale è ricavata da infiorescenze femminili di Canapa Light Sativa specificatamente selezionate perché ricche di CBD, il cannabidiolo, cioè il composto non psicoattivo utilizzato anche per la marijuana medica e povere di THC, la sostanza responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis.
Dopo l’entrata in vigore della legge sulla canapa il 14 gennaio del 2017, c’è stato un incremento nelle vendite della sostanza legale in diverse città italiane e sono nati negozi growshop che hanno iniziato a vendere la marijuana legale, senza effetti psicotropi.
La marijuana è considerata legale proprio perché la concentrazione di THC rispetta il livello indicato dalla legge italiana. Ora, con la vendita della marijuana legale anche nelle tabaccherie, la sostanza sarà ancora di più alla portata di tutti.
Quanto costa
L’erba legale sarà venduta in pacchetti come quelli delle sigarette, a un prezzo tra i 20 e i 40 euro a confezione. AdnKronos riporta la testimonianza di un esercente romano che commenta la novità della vendita di marijuana legale presso alcune tabaccherie di Roma.
“Sono per lo più persone adulte, molto adulte, anche qualche anziano che vengono qui e la comprano con tranquillità perché rilassa. Magari la fumano contro l’insonnia. I ragazzi invece no, questa non la comprano”, ha detto l’esercente.
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Cos’è la cannabis terapeutica e perché adesso è possibile acquistare quella italiana
Nei primi giorni del 2017 è cominciata la distribuzione della cannabis prodotta in Italia dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, come da accordi firmati il 18 settembre 2014 tra il ministro della Salute e il ministro della Difesa e poi sanciti dal decreto ministeriale del 9 novembre 2015. Una scelta storica che sancisce, almeno in parte, l’indipendenza italiana dall’importazione di cannabinoidi dall’estero.
La cannabis terapeutica di provenienza olandese (Bedrocan BV) da marzo 2016 viene venduta nelle farmacie italiane ad un costo di circa 19-22 euro per grammo. Con la produzione italiana, l’approvvigionamento dall’estero dovrebbe progressivamente diminuire, fino ad essere sostituito completamente dalla produzione italiana.
La cannabis terapeutica
Secondo quanto specificato dal ministero della salute, la cannabis esteticamente sarà “costituita da infiorescenze femminili non fecondate, essiccate e macinate”.
La cannabis terapeutica prodotta dallo stabilimento è una varietà indicata dalla sigla FM2, ossia farmaceutico militare con 2 principi cannabinoidi contenuti: il THC e il CBD.
Il tetraidrocannabinolo (THC) è responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis, ha effetti “antidolorifici, antinausea, antiemetici, anticinetosici, stimolanti l’appetito e ipotensivi sulla pressione endooculare”
Il cannabidiolo (CBD) ha invece un effetto “antinfiammatorio, analgesico, antinausea, antiemetico, antipsicotico, anti ischemico, ansiolitico e antiepilettico”.
La qualità prodotta dallo stabilimento fiorentino dovrebbe contenere tra iI 5 e l’8 per cento d THC e tra il 7,5 ed il 12 per cento di CBD. La cannabis è indicata per diverse tipologie terapeutiche, gli usi consentiti dal decreto sono:
– Dolore (neuropatico, oncologico)
– Spasticità dal Sclerosi Multipla
– Nausea e vomito in chemioterapia
– Stimolazione appetito nell’AIDS o cancro o anoressia nervosa
– Sinodrome di Tourette
– Glaucoma resistente
Metodi di utilizzo
Secondo quanto previsto dalla legge e come confermato dal dottor Ternelli, proprietario della farmacia e del laboratorio a Reggio Emilia che da anni segue pazienti che necessitano cure a base di cannabis, i metodi raccomandati e noti delle infiorescenze femminili essiccate sono due: orale ed inalatorio.
Orale: tisana (almeno 40 minuti di preparazione), decotto, capsule, olio, resina.
Inalatorio: vaporizzazione, sigaretta elettronica.
“Attualmente la metodologia di assunzione più diffusa”, spiega il dottor Ternelli, “è in forma di capsule o gocce, poiché per tisane e decotti, ad esempio, i tempi di preparazione sono molto lunghi, diversi dalle classiche tisane, e il paziente deve assumerla più volte al giorno”.
Prezzo alle farmacie
La vendita vera e propria dovrebbe cominciare il 9 gennaio e sarà distribuita dallo stabilimento chimico farmaceutico militare direttamente alle farmacie. I primi 20 chilogrammi prodotti e immessi sul mercato – come precisato da una nota del ministero della Salute – costeranno 6,88 euro al grammo più Iva al 22 per cento.
La cannabis per uso non terapeutico
A luglio del 2016 era entrato in discussione alla Camera dei deputati un testo di legge che promuoveva la legalizzazione del consumo della cannabis ( già presentato a settembre del 2015) ma le migliaia di emendamenti presentati dalla maggioranza del governo ne ha di fatto bloccato l’approvazione. L’aula l’ha rimandato in commissione ed oggi non è stata ancora prevista una nuova discussione.
La proposta di legge che prevede anche delle semplificazioni per l’uso della cannabis a scopo terapeutico, quindi, non ha fatto passi in avanti: diversi parlamentari di sinistra Italiana e di Possibile, ma anche alcuni deputati del Partito Democratico, avevano presentato a novembre 2016 un emendamento per creare un monopolio statale sulla cannabis (come avviene per i prodotti del tabacco) e destinare gli introiti alle zone terremotate. L’emendamento è stato bocciato dal Partito Democratico insieme alla Lega il 20 novembre in commissione Bilancio della camera.
10 fatti scientifici sulla marijuana (e sulle sue forme di utilizzo)
Il 9 per cento dei consumatori di cannabis sviluppa una dipendenza clinica dalla sostanza. Come paragone, il 15 per cento di chi prova la cocaina ne diventa dipendente, e il 24 per cento per chi prova l’eroina.
Il 32 per cento dei cittadini italiani ha fumato marijuana almeno una volta nella vita.
Secondo uno studio della UCLA del 2006, un consumo anche elevato di marijuana non causa cancro ai polmoni, al contrario di quanto invece fa il consumo di tabacco. Fumare cannabis può in ogni caso causare bronchite e altre malattie respiratorie.
Un rapporto del 1999 dell’Istituto di Medicina statunitense ha concluso che “non c’è alcuna prova che l’uso di marijuana sia legato da un rapporto causale con il successivo abuso di altre sostanze illecite”.
Nel 2015, quella legata alla legalizzazione della marijuana è stata l’industria più in crescitadegli Stati Uniti.
Nel 2008 la Cassazione italiana ha riconosciuto l’istanza di un cittadino di religione rastafariana che aveva fatto ricorso per essere stato condannato dopo essere stato trovato in possesso di un notevole quantitativo della sostanza. Secondo la sentenza della Cassazione, “per gli adepti di tale religione di origine ebraica, la marijuana non è utilizzata solo come erba medicinale, ma anche come ‘erba medicativa’. Come tale, possibile apportatrice dello stato psicofisico teso alla contemplazione nella preghiera, nel ricordo e nella credenza che l’erba sacra sia cresciuta sulla tomba di re Salomone – chiamato ‘il re saggio’ – e da esso ne tragga la forza”.
Perché un essere umano possa morire di un’overdose di marijuana, sarebbe necessario che ne assumesse circa 680 chilogrammi nel giro di 15 minuti.
Il primo acquisto mai avvenuto su Internet fu quello che vide gli studenti dell’Università di Stanford comprare un quantitativo imprecisato di marijuana dal MIT del Massachussets, al tempo in cui la rete esisteva solo tra i dipartimenti di informatica dei college statunitensi e si chiamava Arpanet.
Il possesso di cannabis è legale in Colombia, Ecuador, Perù, Spagna, Paesi Bassi, Corea del Nord, Uruguay e in alcuni stati degli Stati Uniti.
Tra il 40 e il 50 per cento di chi ha dichiarato di aver fatto uso di marijuana, lo ha fatto per un totale che non supera i 12 giorni nel corso della vita. Un altro 30 per cento dichiara invece di aver fatto uso di marijuana per un massimo di dieci giorni nel corso dell’ultimo anno.