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Quando Camilleri diceva: “Il consenso per Salvini mi ricorda quello per Mussolini nel ’37. Italia ripiombata indietro”

Andrea Camilleri

In un'intervista a Repubblica, lo scrittore siciliano ha espresso tutta la sua preoccupazione per il clima che si respira in Italia, in particolare rispetto al tema dei migranti

Di Luca Serafini
Pubblicato il 8 Lug. 2018 alle 19:07 Aggiornato il 17 Lug. 2020 alle 07:48

“Non voglio fare paragoni ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini. Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto”.

In un’intervista rilasciata a Repubblica, Andrea Camilleri espone tutte le sue preoccupazioni per il clima che si respira in questo momento in Italia, a suo parere non così dissimile da quello che caratterizzò il periodo in cui il regime fascista varò le leggi razziali.

Per il 92enne scrittore siciliano i migranti “sono persone che scappano dalle guerre o che cercano lavoro altrove. E non capisco la suddivisione che viene fatta in Europa tra una condizione e l’ altra: io non vedo alcuna differenza. Credo che continuare a giocare sulla paura dell’altro sia un gioco pericolosissimo. Chi semina vento finisce con raccogliere tempesta. E oggi si sta seminando troppo vento”.

Sull’attuale governo, il giudizio di Camilleri è tutt’altro che benevolo: “Non avrei mai voluto vedere il movimento del Vaffaday al governo del paese”.

“Questo è davvero un brutto passaggio nella storia italiana che temo non abbia paragoni con altri periodi”, prosegue lo scrittore.

Le analogie con il fascismo riguardano “prima di tutto il razzismo. Noi ci siamo riparati dietro l’ immagine stereotipata di ‘italiani brava gente’, ma non è sempre stato così, specie nell’Africa Orientale. Ricordo ancora le scritte che mi accoglievano a Torino negli anni Sessanta quando andavo a lavorare nella sede Rai: “Non si affittano case ai meridionali”.

Per Camilleri questo rigurgito fascista deriva dalla falsa convinzione di aver chiuso i conti con il nostro passato: “Subito dopo la Liberazione il grande giornalista Herbert Matthews scrisse sul ‘Mercurio’ un articolo che ricordo ancora a memoria, ‘Non l’ avete ucciso’. Cari italiani – diceva – voi forse pensate che avendo appeso Mussolini per i piedi avete distrutto il fascismo. Ma il fascismo non si distrugge così: è un bacillo mutante che può prendere forme diverse. E ci vorranno decine e decine di anni prima che riusciate a liberarvi completamente dall’infezione”.

“All’ epoca pensai: ma questo è pazzo! Oggi devo riconoscere che aveva visto giusto. Il virus è mutante. E noi non abbiamo voluto liberarcene fino in fondo”.

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