Nella mattina dell’8 ottobre è stata recapitata al presidente della commissione antimafia della Sicilia, Claudio Fava, una busta contenente un proiettile calibro 7,65.
A seguito del ritrovamento, la Digos ha disposto il sequestro della busta arrivata proprio negli uffici della Commissione antimafia
La lettera è stata aperta da alcuni collaboratori di Claudio Fava, che hanno allertato prontamente le forze dell’ordine. Gli agenti sono entrati a Palazzo dei Normanni, dove ha sede l’Assemblea siciliana, e hanno sequestrato la busta, accertando che al suo interno c’era solo il proiettile.
Fava e la commissione Antimafia sono al momento impegnati in diverse istruttorie importanti, tra cui quelle sul cosiddetto “sistema Montante“, che vede al centro l’ex presidente di Sicindustria arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e sul depistaggio nella strage Borsellino.
A seguito della diffusione della notizia, Fava ha ricevuto la solidarietà del mondo politico, a partire dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè.
“Sono solidale con il presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, a cui stamattina, a Palazzo dei Normanni, è stata recapitata una busta contenente un proiettile calibro 7,65. Esprimo massima solidarietà, anche a nome dell’intero Parlamento siciliano, all’onorevole Fava vittima dell’ennesimo preoccupante episodio intimidatorio, che rivela un clima di odio che va condannato. Siamo certi che Fava proseguirà nel suo impegno politico di denuncia e per l’affermazione della legalità, senza lasciarsi turbare da questo vile episodio”.
“Episodi di intimidazione grave come questo vanno condannati, senza tentennamenti. Evidentemente c’è ancora chi pensa che con le minacce si possa cambiare il corso delle cose”, ha invece dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Musumeci.
Anche il mondo dell’associazionismo ha espresso la sua vicinanza al presidente della commissione Antimafia: “Siamo certi che Claudio Fava non si lascerà intimorire dall’arrogante e vile minaccia subita. Il grave episodio si inserisce in un contesto sociale in cui l’odio si espande a macchia d’olio”