Carlotta Sami, portavoce in sud Europa dell’agenzia Onu per i rifugiati, ha chiarito per TPI alcune importanti tematiche legate a rifugiati e migranti, smontando falsi miti e spiegando come stanno le cose oggi in Italia e in Europa.
Rifugiati, apolidi e migranti: le differenze
Le differenze concernono i diritti delle persone.
- I rifugiati sono persone costrette a lasciare il proprio paese non solo per una guerra, ma perché esistono altri rischi, come quelli legati agli attacchi terroristici, o a quelli legati al proprio orientamento di genere o religioso, sono persone in fuga per cercare sicurezza. Talvolta i rifugiati scappano e diventano sfollati all’interno del loro stesso paese. I rifugiati sono protetti dalla convenzione di Ginevra e da altre convezioni dell’Unione europea.
- I migranti sono persone che scappano dai loro paesi di origine perché si trovano in grande difficoltà sociale, in stato di povertà o perché cercano un’opportunità di vita migliore. I migranti sono protetti da diritti fondamentali dell’uomo.
- Gli apolidi sono coloro i quali hanno perso la cittadinanza per diverse cause.
Unhcr si occupa di migranti, rifugiati e apolidi. In tutto il mondo sono 65 milioni le persone che ricadono sotto il mandato dell’agenzia Onu, un dato che non è mai stato così alto dalla seconda guerra mondiale. Migranti e rifugiati spesso percorrono le stesse rotte, perché nel mondo è diventato sempre più difficile muoversi in maniera legale per entrambi.
Nel mondo ci sono 65 milioni di rifugiati. Nell’Unione europea circa 2 milioni.
“Tra i rifugiati si nascondono i terroristi”
Per quanto riguarda i rifugiati è difficile che tra loro si nascondano terroristi perché scappano proprio da questo tipo di situazioni, ma non si può escludere che tra loro ci siano persone che abbiano legami con la criminalità. È importante identificare le persone quando giungono in Italia, ma questo non deve impedire loro di accedere ai propri diritti e poter fare richiesta di asilo.
“I migranti portano le malattie”
È diffusa sempre di più la convinzione che migranti e rifugiati siano portatori di malattie. Ma esiste davvero il rischio di contagi e del ritorno di epidemie che in Italia erano state ormai dimenticate? Un’analisi approfondita mostra che non è così.
Inoltre casi di persone malate o i casi di malattie epidemiche vengono isolati. I casi più comuni sono quelli della scabbia, una malattia che si contrae quando si trascorre molto tempo in condizioni igieniche scadenti, come accade per le migliaia di rifugiati che vivono nei centri di detenzione.
Il sistema di accoglienza in Italia
Per la sua posizione nel Mediterraneo, l’Italia si trova a dover gestire gli arrivi in mare.
A queste persone vengono spiegate le regole del nostro territorio, viene identificato il motivo per il quale hanno lasciato i loro paesi, e vengono illustrati quali sono i sistemi messi a disposizione per l’accoglienza e le protezioni di cui godono. Questo passaggio avviene immediatamente insieme al riconoscimento delle persone quando giungono nei porti italiani.
I migranti e i rifugiati vengono trasportati verso vari centri di accoglienza in Italia.
- La prima assistenza è rappresentata dagli hotspot e dai centri di prima accoglienza dove le persone trascorrono pochi giorni, dopo i quali vengono ospitati nei centri per richiedenti asilo.
- Chi non fa domanda d’asilo riceve un provvedimento di rimpatrio.
- I richiedenti asilo ricevono una piccola diaria che corrisponde massimo a due euro al giorno, mentre gli enti che gestiscono questi centri per conto dello stato italiano ricevono fondi che corrispondono a 30 /35 euro al giorno per ogni singolo individuo.
Deve essere fornita loro un’assistenza sanitaria e psicologica, devono poter mangiare, ricevere degli indumenti e devono anche poter avere delle occasioni di apprendimento, quindi seguire dei corsi di italiano.
Migranti e lavoro
Alcuni mesi dopo aver presentato domanda d’asilo, i richiedenti asilo possono lavorare in Italia.
- In Italia ci sono 50 enti che valutano le richieste, il tempo di risposta oscilla tra i 6 e gli 8 mesi.
- Coloro che non ricevono una risposta positiva possono fare ricorso, anche in Cassazione, ma se ricevono risposta negativa viene intimato loro di lasciare il paese.
Per coloro che vengono riconosciuti come rifugiati, in Italia ci sono tre forme di protezione:
- lo status di rifugiato
- la protezione sussidiaria
- la protezione umanitaria
Coloro che ricevono una di queste tre forme vengono accolti in altri progetti che durano al massimo un anno.
“I migranti rubano il lavoro agli italiani”
La Banca mondiale ha di recente presentato i risultati di un lavoro di analisi durato molti mesi che studia il rapporto tra rifugiati e immigrati rispetto agli italiani nel mondo del lavoro.
- Un rifugiato ha 16 possibilità in meno di trovare lavoro rispetto a un italiano, e 12 in meno rispetto a un migrante economico.
Un lavoro stabile, un’abitazione e l’educazione sono i tre cardini di un percorso di integrazione.
- È stato dimostrato da istituzioni economiche internazionali di tutto il mondo che rifugiati e migranti tendono a inserirsi in aree del mercato del lavoro che non sono coperte dalle persone della nazione presso cui sono ospitati, ed è stato dimostrato che i paesi che investono in integrazione dei rifugiati attraverso un lavoro, riscontrano una crescita del prodotto interno lordo (Pil).
- Anche l’Inps ha chiarito che rifugiati e migranti contribuiscono per circa 8 miliari alle casse degli italiani e fanno si che queste posso avere un riscontro positivo, anche perché molti migranti che lavorano in Italia tornano nei loro paesi di origine e non riscuotono i contribuiti che hanno versato.
“Aiutiamoli a casa loro”
Oltre il 60 per cento dei migranti africani si sposta tra un paese africano e l’altro, è essenziale sostenere questi paesi che hanno bisogno di una crescita economica e di avere una macchina istituzionale più funzionante. Questi paesi devono essere sostenuti nella responsabilità di accogliere milioni di rifugiati.
“In Italia c’è un’invasione”
Non c’è alcuna invasione di rifugiati in Italia, fra migranti e rifugiati giunti nel nostro paese via mare da gennaio 2017 a oggi il numero è inferiore alle 100mila persone.
In Uganda, paese molto più povero dell’Italia, un mese fa si è toccato il picco di 1 milione di rifugiati. Occorre calmare questa corsa continua verso lo slogan.
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