Da oggi il Brunei, il piccolo sultanato situato nella parte settentrionale dell’Isola del Borneo, nel sud-est asiatico, è in vigore la pena di morte per gay e adulteri.
La nuova, controversa legge nei giorni scorsi ha già scatenato la reazione della comunità internazionale: da Amnesty International all’Onu, sono tante le organizzazioni che si sono subito espresse contro un provvedimento che è stato definito “crudele e inumano”.
Ad opporsi sono state anche molte celebrità, su tutte George Clooney, che in una lettera ha chiesto che vengano boicottati gli hotel di lusso (anche negli Stati Uniti) che fanno capo al sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, una delle persone più ricche del mondo.
Annunciata alla fine di marzo 2019, la legge prevede che gli omosessuali e gli adulteri del Brunei vengano uccisi tramite lapidazione. Le pene saranno applicate solo ai musulmani, che comunque rappresentano i due terzi dell’intera popolazione del sultanato.
Il Brunei è un paese che nell’ultimo periodo si è spostato su posizioni più conservatrici per quanto riguarda l’Islam, fino a quando nel 2014 è stata ufficializzata l’introduzione della Shari’a, la legge islamica.
Da quel momento, sono state introdotte pene più severe per alcuni reati, come quelli relativi alle gravidanze fuori dal matrimonio o alla mancata partecipazione alle preghiere del venerdì.
Il sultano, nell’introdurre la nuova legge sulla pena di morte per omosessuali e adulteri, ha sottolineato la necessità di rafforzare l’insegnamento delle regole islamiche nel suo paese.
Lo stesso Hassanal Bolkiah, nel 2015, si era reso protagonista di un altro provvedimento che aveva fatto molto discutere. In quell’occasione, il sultano del Brunei aveva addirittura abolito celebrazione del Natale. Nel piccolo Stato asiatico, dunque, non era possibile qualsiasi tipo di celebrazione pubblica che facesse riferimento al Natale. I trasgressori erano puniti anche con la reclusione fino a cinque anni, oltre a una multa di 20mila dollari.