Nel sultanato del Brunei, un piccolo paese situato nella parte settentrionale dell’Isola del Borneo, da mercoledì 3 aprile gay e adulteri rischiano la lapidazione.
La nuova legge introdotta nel piccolo Stato islamico ha subito suscitato l’indignazione delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Amnesty International ha invitato il Brunei a “fermare immediatamente” l’attuazione delle nuove pene “profondamente sbagliate e atroci”.
Secondo quanto riporta il Guardian, il Brunei ha introdotto la pena coranica come parte dell’attuazione di un nuovo codice penale basato sulla sharia. Le pene saranno applicate solo ai musulmani, che compongono circa i due terzi della popolazione.
“Legittimare sanzioni tanto crudeli e disumane è spaventoso”, ha dichiarato Rachel Chhoa-Howard, ricercatrice del Brunei ad Amnesty International, e ha anche aggiunto che alcuni di questi reati “non dovrebbero nemmeno essere considerati reati, compreso il sesso consensuale tra adulti dello stesso sesso “.
Negli ultimi anni il Brunei ha introdotto una forma più conservatrice di Islam, nel 2014 è stata annunciata l’intenzione di introdurre la sharia, il sistema legale islamico che impone durissime pene corporali.
Hassanal Bolkiah, il sultano del Brunei è uno dei leader più ricchi del mondo, il suo patrimonio personale è di circa 20 miliardi di dollari. Siede sul trono dal 1967.
Nel 2015 il sultano ha bandito la celebrazione del Natale. Qualunque tipo di celebrazione pubblica – che può andare dall’esposizione di decorazioni, ai canti natalizi, al semplice indossare un indumento che rimandi a Babbo Natale – è punibile con la reclusione fino a cinque anni e con una multa di 20mila dollari.
>Il sultano del Brunei bandisce il Natale