“La bellezza resta”. Diceva così lo striscione sventolante sopra il binario 7 della stazione di Monza nel pomeriggio di sabato 6 luglio, nel punto da cui ha avuto inizio il primo Brianza Pride. Una marcia che ha coinvolto migliaia di persone (alcuni dicono duemila, altri 10mila), in cammino sotto il sole di luglio per ricordare che i diritti della comunità Lgbtq+ vanno affermati e difesi anche in provincia, pur lontano dalle più celebri e affollate vie milanesi che lo scorso weekend, per il Milano Pride, hanno visto sfilare 300mila manifestanti.
#vienicomesei – Per onorare l’hashtag ufficiale dell’evento, #vienicomesei, ci sono tanti giovani monzesi a piedi, famiglie con bimbi piccoli che cantano e ballano, pensionati che seguono il corteo in bicicletta.
Ma ci sono anche attivisti che arrivano da più distante per portare il proprio supporto. Come Giampiero, che da Bergamo ha raggiunto il capoluogo brianzolo munito di cartello “Monaca di Monza 1 – Fascisti 0”. Fa riferimento a quanto accaduto nel pomeriggio di venerdì, quando madre Maria Benedetta, la superiora delle suore Sacramentine locali, ha allontanato dal suo sagrato i rappresentanti del Comitato Teodolinda: avevano organizzato un sit-in di preghiera pubblica per riparare “allo scandalo manifesto del Brianza Pride”. Al comitato aderisce, tra gli altri, la delegazione cittadina di Forza Nuova.
In molti, tra chi sfila, hanno già partecipato all’appuntamento milanese. Altri, come Massimiliano, sotto la Madonnina non hanno potuto esserci, perché impegnati nella corrispondente manifestazione newyorkese: “E da New York alla Brianza è un attimo”, scherza il giovane.
Eleonora invece porta in spalla un gigantesco assorbente in cartone. “Ci avete tolto anche le ali, il mestruo non è un lusso”, si legge sopra. Se le si domanda il perché di quella scritta risponde che il Pride non è qualcosa riducibile alla comunità gay. “Quella di oggi è un’espressione di Human Pride, di orgoglio in quanto esseri umani, quindi si alza la voce per i diritti di tutti: è assurdo che sugli assorbenti igienici femminili si debba pagare l’iva al 22 per cento”, spiega.
Politici presenti (e assenti) – Non mancano rappresentanti della politica locale: sventolano le bandiere del Partito democratico, di Potere al popolo e di Possibile, ma soprattutto si notano diversi assessori in cammino sotto il sole con la fascia tricolore a tracolla. Pietro Virtuani, segretario del Pd brianzolo, parla di successo: “C’è una Brianza che lotta per i diritti di tutti, contro le discriminazioni, a prescindere dai colori politici. Il sindaco Allevi ha perso un’occasione negando il patrocinio a quest’iniziativa”, dichiara.
Sul palco, a conclusione dell’evento, si susseguono le testimonianze di un rappresentante per ogni lettera della sigla Lgbtq+: lesbiche, gay, bisex, transgender, queer. Il “plus” è incarnato da una ragazza etero, che sottolinea come anche chi non appartiene in senso stretto alla famiglia Lgbtq+ possa sentire il dovere di difenderne i diritti.
Gianmarco Negri in parata – Gli animi si scaldano quando fa il suo ingresso in scena Gianmarco Negri, salito agli onori della cronaca come “primo sindaco transgender d’Italia”, a Tromello, nel pavese. Lui, pur non essendo brianzolo, ha voluto esserci.
TPI l’ha intervistato. “Allevi ha sbagliato: da sindaco gli dico che non può nascondersi dietro una trincea politica”, ha commentato. “Un sindaco dev’essere sindaco di tutti: di fronte a una richiesta di rispetto dei diritti, dev’essere in piazza insieme ai suoi cittadini, a prescindere dal colore politico”.
Per il prossimo anno auspica che in manifestazione partecipi ufficialmente una delegazione di sindaci che sfilino insieme, uniti. Parla del suo impegno da primo cittadino di Tromello, ma anche del suo ruolo attivo nel mondo Lgbt: “Vorrei riuscire a ottenere una rivendicazione più dolce dei diritti”, annuncia. E rivela la differenza tra lui e Sylvia Rivera, la transessuale che a New York, nel 1969, ha dato il via a tutti i Pride moderni.