“La Brexit potrebbe seriamente danneggiare le fondamenta della più grande zona economica del mondo e Bruxelles e Londra devono fare tutto ciò che è in loro potere per arrivare a un accordo”. Così il presidente dell’istituto Aart de Geus.
La premier britannica Theresa May, a mille giorni esatti dal referendum del 2016, ha chiesto ai leader Ue di posticipare di 3 mesi la Brexit. Almeno fino al 30 giugno 2019.
I leader dei 27 stati membri dovranno decidere all’unanimità se accogliere o meno la richiesta di May il 21 e il 22 marzo a Bruxelles nella riunione del Consiglio europeo.
Nel caso in cui non venisse accolta la richiesta, il Regno Unito dovrebbe lasciare l’Unione europea a partire dal 29 marzo, senza un accordo: “no deal”.
L’Unione europea per il momento sembra disposta a concedere un rinvio fino al 23 maggio, ma solo se la Camera dei comuni dirà sì all’accordo negoziato con la Gran Bretagna.
Ma che impatto avrebbe il “No deal” sui cittadini britannici? E sull’Italia? La risposta la fornisce l’istituto tedesco Bertelsmann, secondo cui, in caso di uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue, i cittadini britannici perderebbero 57 miliardi di euro l’anno. Circa 900 euro a testa.
I cittadini europei invece in caso di “No Deal” perderebbero 40,4 miliardi. E gli italiani? L’hard Brexit costerebbe ai cittadini italiani 4 miliardi miliardi l’anno.
Tra le più penalizzate Germania e Francia. La prima perderebbe 9,5 miliardi l’anno e la seconda 7,73. La Cina e gli Stati Uniti invece ne uscirebbero da vincitori, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.
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